Wayne McGregor, vulcanico sperimentatore del linguaggio della danza e del balletto contemporaneo, attuale direttore del settore danza de La Biennale di Venezia, ha inaugurato da Londra il 2022 con il suo The Dante Project in digitale. Attraverso il sito della Royal Opera House, fino al 19 gennaio è acquistabile in streaming, con visione ad libitum sino ad allora, la sua visionaria riscrittura delle tre cantiche dantesche, presentata live al Covent Garden di Londra lo scorso ottobre, Orchestra della Royal Opera House diretta da Koen Kessels, in scena il Royal Ballet di cui McGregor è con brillantezza coreografo residente dal 2006.

Uno spettacolo trascinante sulle potenzialità espressive, metamorfiche del linguaggio del corpo, reso denso, cinematografico, dalla collaborazione di McGregor con il compositore Thomas Adès, autore di una partitura originale dalla ricchissima orchestrazione strumentale, ora cupa ora circense, ora estatica, ora tragica, e con Tacita Dean, artista visiva e filmmaker, che firma scenografie glaciali e luminose, a partire da disegni in negativo, fotografie, proiezioni. Per entrambi la loro prima creazione per la danza.

DANTE è un grande Edward Watson, Principal dancer del Royal Ballet che ha rimandato il suo addio alle scene per poter chiudere la sua carriera con il debutto di The Dante Project, più volte spostato causa pandemia. Virgilio è Gary Avis, Beatrice Sarah Lamb. L’Inferno, titolato Pilgrim (il pellegrino), sprofonda in una caverna nera rischiarata dal ghiaccio e dal riflesso del fiume.

Watson in costume verde acqua è lo sguardo sui dannati, ora esterno ora fisicamente partecipe. McGregor legge Dante introiettando nel movimento la caratura delle storie: il peccato degli Egoisti si incarna in salti prevaricatori, il traghettatore Marcelino Sambé è artefice con Yasmine Naghdi di roteanti lifts, il Pellegrino cala nei gironi danzando una pavana con le anime dei poeti, prima di incontrare Paolo e Francesca – magnifici Matthew Ball e Francesca Hayward – un amore convulso di sospiri in torsione e cadute nella gravità.

ULISSE si attorciglia nella sua sete di conoscenza, il quadro di Didone nella Foresta dei Suicidi è una marcia militare in punta, conduttrice di morte. I ladri svettano nella nebbia in strabilianti giri spinti da una musica circense, chiude Satana, una magnifica donna che duetta con Dante prima del buio finale. Un vortice immaginifico. Il purgatorio si intitola Love: è il percorso di purificazione di Dante che McGregor (drammaturgia della fedele collaboratrice Uzma Hameed) riscrive in un rituale di rimembranze delle fasi della vita dove Beatrice e Dante si triplicano, li vediamo giovani (Marco Masciari e Francesca Hayaward) e bambini in una riflessione personale sul passato che si chiude sul presente con il passo a due tra Watson e Sarah Lamb.

La scena è ora luminosa, Dean ha lavorato sul negativo di una fotografia, al centro un grande albero di jacaranda, la musica è una preghiera sacra cantata all’alba ad Aleppo nella sinagoga Adès, fondata dagli antenati del compositore.

IL PARADISO si intitola Poema Sacro: siamo ormai in un mondo altro, lontanissimo dal reale, il più astratto dei tre atti. Dean crea sullo sfondo un riquadro con un film di pianeti in perenne rotazione, la musica si spalanca sull’eterno con un coro di voci femminili. Danza purissima in cui ogni torsione si distende. Regia video di Peter Jones per uno spettacolo che chiude con bella originalità le celebrazioni dantesche. Musica da riascoltare: esecuzione completa in programma dal vivo a Los Angeles dal 28 al 30 aprile con la Los Angeles Philarmonic diretta da Gustavo Dudamel.