Tutto è pronto per i nuovi raid aerei Usa in Libia. Con l’insediamento del governo di accordo nazionale (Gna) di Fayez el-Serraj (nella foto), favorito dal sostegno di decine di milizie attive in Tripolitania, tutto è pronto per nuovi bombardamenti. Stavolta sarà lo stesso governo libico a chiedere alla comunità internazionale di intervenire. Secondo il Washington Post di ieri, Usa, Francia e Gran Bretagna sarebbero pronte a lanciare i nuovi raid contro l’Isis in Libia.

Così Obama aveva giustificato l’insediamento del Gna a Tripoli, senza alcuna legittimità parlamentare e con il Consiglio nazionale generale (Cng) dato in fuga a Misurata. Gli Usa, come già emerso in un piano del Pentagono, sarebbero in procinto di lanciare intensi attacchi contro gli «8mila combattenti» di Isis in Libia. Il comando Usa in Africa starebbe stilando un piano preciso con decine di obiettivi, dalla città natale di Gheddafi, Sirte, fino a Ajdabiya, che segna il confine della zona cuscinetto egiziana in Libia, ma anche a Sabratha, dove Isis si è consolidato negli ultimi mesi, e a Derna.

Gli Usa cercherebbero di coordinarsi con le forze aeree di Parigi e Londra, protagoniste dei disastrosi attacchi Nato del marzo 2011. Il tutto, solo quando sul campo sarà disposto un numero sufficiente di milizie credibili e accreditate per il sostegno dato a Serraj, disposte a combattere Isis. Per il responsabile della Casa bianca per la Libia, Ben Fishman, la portata della guerra in Libia sarebbe molto modesta rispetto agli attacchi della coalizione Usa in Siria e in Iraq. Il Comando Usa in Africa sarebbe scettico sull’efficacia di un’operazione in Libia per la mancanza di un’adeguata preparazione infrastrutturale sul campo che renderebbe possibile lanciare un’efficace operazione anti-Isis.

Fin qui Tunisia e Algeria, già interessate da gravi ondate terroristiche, si sono rifiutate di concedere le loro basi. Italia, Spagna e Grecia hanno già dato il via libera all’uso delle basi nei rispettivi territori nazionali in caso di raid Usa in Libia. Gli attacchi Usa contro Sirte potrebbero anche partire congiuntamente da Misurata e Ajdabia. Non è chiara la reazione della miriade di milizie vicine al cartello Fajr legate al premier islamista, Khalifa al-Gweil, che più si era opposto all’ingresso a Tripoli di el-Serraj e che ora ridimensiona la protesta ad una «resistenza pacifica».

Anche Londra sarebbe pronta a partecipare ad una missione di addestramento del futuro esercito libico. David Cameron ha di recente riferito ai Comuni sul possibile invio di mille uomini in Libia. Intenso anche il pressing diplomatico tedesco. Militari tedeschi sono volati in Tunisia per preparare una missione di addestramento dell’esercito libico. Sarebbero 200 i soldati tedeschi già pronti a partire per la Libia, secondo fonti governative. E il governo italiano sembra in attesa di accodarsi alle decisioni di Washington, Londra, Parigi e Berlino. Eppure stavolta l’asse italo-egiziano potrebbe anche spingere per trasformare la missione internazionale in Libia in una più mite forza di peace-enforcement, ridimensionando la rilevanza della presenza di Isis nel paese, come da tempo sostiene Mosca.