I due principali sostenitori dell’Ucraina, Usa e Gran Bretagna, si dividono sugli attacchi in territorio russo mentre Putin torna a minacciare la Nato. Antony Blinken ieri al Guardian ha ribadito quanto espresso il giorno prima dal suo portavoce Ned Price alla Cnn. E cioè che «gli Usa non hanno né incoraggiato né permesso agli ucraini di colpire all’interno dei confini russi». Lo stesso concetto è stato espresso da John Kirby, coordinatore per la comunicazione strategica al Consiglio Nazionale di Sicurezza.

TUTTAVIA IL SEGRETARIO della Difesa statunitense, Lloyd Austin, ha chiarito che «non stiamo lavorando per impedire all’Ucraina di sviluppare le proprie capacità a lungo raggio». Quindi sebbene per il dipartimento di Stato americano, Washington «non permette né incoraggia», ma neanche si oppone al fatto che Kiev sviluppi in autonomia tali armamenti.

D’altronde, secondo il ministero della Difesa britannico, le esplosioni avvenute il 5 dicembre nella base aerea di Engels, nell’Oblast’ di Saratov, e nell’aeroporto di Dyagilyaevo, vicino a Ryazan, entrambi a 6-700 km dal confine russo con l’Ucraina, potrebbero essere «uno dei fallimenti strategicamente più significativi per quanto riguarda la capacità di proteggere le proprie forze». In altri termini, Mosca avrebbe dimostrato un’impreparazione e una debolezza tali da non poter essere smentiti neanche dalla potente macchina propagandistica del Cremlino.

Le conseguenze degli attacchi, secondo fonti incrociate russe e internazionali, dovrebbero essere di 3 soldati morti, 6 feriti e due bombardieri pesanti Tu-95 Bear seriamente danneggiati. Stando ad alcuni report in uno degli attacchi si sarebbe avvistato anche un drone danneggiato e precipitato sulla pista d’atterraggio. Gli ucraini, tuttavia, non hanno né confermato né smentito, come spesso è accaduto in questi mesi per incidenti simili a Belgorod e Kursk. Si noti che entrambe le città si trovano a meno di 100 km dalla frontiera con l’oblast di Kharkiv.

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SEMBRA CHE I VERTICI MILITARI russi potrebbero decidere di spostare temporaneamente i bombardieri in diverse basi dell’aviazione in modo da disperdere i potenziali obiettivi. Tuttavia, la dispersione depotenzierebbe la capacità di attacco dell’aviazione e darebbe un segnale tutt’altro che positivo ai soldati. Secondo il ministero della Difesa di Londra, inoltre, l’omologo russo Shoigu starebbe preparando punizioni severe per gli ufficiali «ritenuti responsabili di aver permesso l’incidente».

Intanto il segretario generare della Nato, Jens Stoltenberg, ha dichiarato che «ciò che vediamo è che l’Ucraina si sta difendendo. E dobbiamo considerare questo nel contesto più ampio» ma non ha chiarito quanto sia ampio tale contesto. «Vediamo attacchi quotidiani da parte della Russia alle città ucraine, alle infrastrutture critiche» ha aggiunto Stoltenberg in risposta alle accuse russe al governo di Zelensky.

MA IL PRESIDENTE RUSSO non ha preso bene le parole del segretario della Nato e, anzi, ha rilanciato la minaccia nucleare affermando che gli attacchi ucraini stanno portando a un’escalation. In un video-messaggio trasmesso sulla tv nazionale russa, Vladimir Putin ha chiarito nuovamente che il suo Paese considera le armi nucleari come uno strumento di difesa per rispondere a eventuali attacchi che mettano a rischio la sicurezza dello stato.

«Non siamo impazziti» ha inoltre chiarito il leader del Cremlino, «sappiamo cosa sono le armi nucleari, abbiamo tali mezzi che si trovano a uno stadio più sviluppato e moderno di qualsiasi altro Paese al mondo. Ma non abbiamo intenzione di agitare queste armi come un rasoio davanti a tutto il mondo. Si tratta di un fattore di deterrenza».