Senza grandi fanfare mediatiche, ieri il ministro degli esteri cinese Wang Yi ha incontrato a Roma l’omologo italiano Luigi Di Maio, dando il via al tour europeo.
Fino al 1° settembre, il numero uno della diplomazia cinese si recherà ad Amsterdam, Oslo, Parigi e Berlino, senza fare tappa nella capitale simbolicamente più importante: Bruxelles. Ciononostante, i temi che Wang affronterà si riconoscono nella promozione dell’agenda politica ed economica bilaterale, nella stabilizzazione della catena di approvvigionamento globale dell’industria e nell’avvio di nuove collaborazioni nei settori della digital e green economy.

La missione diplomatica – la prima dalla scoppio della pandemia – arriva in un momento cruciale e la scelta dell’Italia come prima tappa si inserisce in un disegno geopolitico preciso. Durante l’incontro è stata rilanciata la partnership economica, ma nel sottolineare il legame storico che lega Pechino a Roma, rafforzato dalla cooperazione sanitaria durante la pandemia, Wang ha posto enfasi sulla difesa del multilateralismo, che trova la sua forza motrice nella Nuova via della seta. Un messaggio mirato, che conferma l’intenzione di Pechino di conquistare il consenso dei leader europei su certi temi rimasti in sospeso per il Covid e, soprattutto, impedire la creazione di un fronte transatlantico unito contro la Cina, in particolare sul 5G.

Non a caso Wang va nelle cinque capitali cruciali per il settore della telecomunicazione. Con lo sguardo puntato su Berlino, Pechino attende con ansia la decisione della cancelliera Angela Merkel su Huawei, sperando che la leader tedesca non ceda alle pressioni statunitensi e inneschi un meccanismo in Europa pericoloso per la Cina.

Ma il viaggio europeo di Wang non sarà privo di ostacoli. Ieri, davanti la Farnesina, un coro di voci si è sollevato contro la pressione cinese su Hong Kong. Nathan Law – il dissidente dell’ex colonia britannica autoesiliato a Londra – su invito del Partito Radicale e dell’Alleanza interparlamentare sulla Cina è intervenuto in una conferenza stampa per chiedere al governo italiano un approccio più assertivo. Parole inascoltate. Wang Yi è stato perentorio: la legge sulla sicurezza nazionale è stata scritta per riempire le falle del sistema di Hong Kong ed è utile a tutelare il modello «un Paese, due sistemi» e i diritti degli hongkonghesi. Non ci sarà un passo indietro e non si accettano interferenze esterne.