Walter Murch è un mostro sacro. Un vero e proprio dio per chi è del mestiere. Mestiere il cui nome, peraltro, nasce con lui: sound designer. Quanto sia importante il tessuto sonoro di un film non è una questione che chi va al cinema tiene molto in considerazione. Si parla degli attori, quanto sono stati bravi o meno. Si disquisisce della storia e va molto di moda anche la fotografia. Del suono si discorre meno. Eppure ci rimane dentro più di tutto. Come per la scena finale del Padrino parte terza, quella in cui per uccidere Pacino sparano alla figlia Mary (Sofia Coppola), che muore sulle scale del teatro di Palermo.

Indimenticabile quell’esplosione di dolore, muta, del padrino accasciato e vinto, sovrastato dalle note della Cavalleria Rusticana. «Erano giorni che sentivo Al Pacino gridare come un pazzo al doppiaggio per riuscire a trovare l’urlo giusto – racconta Murch nello speach che ha tenuto all’ultima edizione del View Festival di Torino, kermesse europea dedicata alla grafica digitale- a un certo punto proprio non lo sopportavo più! Da lì l’idea dell’urlo muto. Mascagni in questo è stato di enorme aiuto. Anche il contenuto della Cavalleria Rusticana, in fondo, tocca gli stessi temi dei clan e della violenza. Un connubio ideale».

Vincitore di 3 premi Oscar, due con Il Paziente inglese di Minghella e uno per il suono di Apocalypse Now nel 1979, quest’ultimo è il film che più rappresenta la linea di confine tra tecnica vecchia e nuova «il suono di AN è assolutamente moderno, in perfetta linea con le produzioni attuali. La fine degli anni ’70 rappresenta uno spartiacque in questo senso». Con Coppola ha lavorato moltissimo, anche in Italia, dove l’anno scorso è tornato per girare con Pietro Marcello sul set di Bella e Perduta. Sullo sfondo la Camorra «Ciò che è evidente è il potere attrattivo della mafia. Quella italiana in particolare, soprattutto negli Stati uniti. Certamente i personaggi che l’hanno incarnata, in America, avevano un carattere forte. Altrimenti non si spiega come questo filone abbia potuto risultare così accattivante per il pubblico. Mentre giravamo Il Padrino pensavo: in Italia davvero succedono queste cose! Francis ha posto un’attenzione maniacale nel non creare dei cliché intorno ai personaggi e all’argomento».

Murch ha attraversato una grande parte della storia della filmografia mondiale, adeguandosi continuamente alle nuove tecniche: «mi è capitato almeno 5 volte di dovermi riaggiornare completamente! La cosa importante è non tergiversare troppo e riassumere tutto in un unico concetto: do it!». «Oggi la sperimentazione è quasi esclusivamente incentrata sugli aspetti tecnici del sound design piuttosto che su quelli concettuali. Se guardiamo un film di Fritz Lang, per esempio, notiamo certamente le imperfezioni, però era tutto talmente coraggioso che il suono quasi lo si può intuire. Tecnicamente erano primitivi ma concettualmente c’era un’avanguardia oggi inarrivabile. Ed è questo un paradosso che riguarda ogni aspetto della cultura umana. Non so, credo che abbia a che vedere con il fatto che siamo diventati molto più moralisti che in passato. Anche in questo ambito. E da un punto di vista creativo è pericoloso».