Esattamente tre quarti di secolo fa, il 15 luglio 1944, la Wac Band 2 (Women’s Army Corps, Corpo femminile dell’esercito) di ventotto elementi trionfa alla parata inaugurale del 34° congresso della NAACP a Chicago presso il South Parkway, oggi Martin Luther King Drive. La National Association for the Advacement Of Colored People è tra le prime iniziative statunitensi per i diritti civili senza distinzioni di religione, genere, etnia; nata nel 1906 a Baltimora (dove tuttora opera la sede principale) di fatto da sempre raccoglie le istanze degli afroamericani per l’integrazione pacifica, contando via via sull’appoggio di artisti e intellettuali, ad esempio nel jazz, da Nat King Cole a Cannonball Adderley, da Sun Ra fino al bianco Tony Bennett; alcuni, come Ella Fitzgerald, in passato, sono stati insigniti dell’Equal Justice Award e dell’American Black Achievement Award.
GIORNO FATIDICO
In quel fatidico 15 luglio dietro quella sigla e quel numero si cela l’unica banda militare femminile interamente black nella storia dell’esercito Usa, mentre il 2 viene usato per distinguerla dalla numero 1 composta da sole bianche. Stando alle cronache dell’epoca, testimonianze scritte e oculari (purtroppo non esistono né filmati né registrazioni), la Wac Band 2 interpreta egregiamente il repertorio patriottico e soprattutto offre, fuori programma, un jazz scatenato nel «rispetto delle mode stravaganti dell’era swing».
Per capire il successo dell’ensemble, fortemente voluto da Charity Adams Earley (prima afroamericana a entrare nelle ausiliarie), occorre riferirsi a quattro distinte situazioni: la storia del jazz, la seconda guerra mondiale, il ruolo della donna e il problema etnico negli Usa, in una nazione ancora sotto choc per le vittorie dei nazisti in mezz’Europa e soprattutto per l’attacco dei giapponesi a Pearl Harbour.
Dunque, l’esercito statunitense può vantare ben due bande/orchestrone femminili grazie allo straordinario apporto fornito dalla musica afroamericana, dove, fin dalle origini, il rapporto uomo/donna è equilibrato, se non paritario, al di là del luogo comune che vorrebbe la black music machista o sciovinista. Osservando, ad esempio, la più antica fonte secondaria della musica afroamericana, una foto datata 1971 dei Fisk Jubilee Singers (il coro gospel della Fisk University, primo ateneo black), si vede che all’interno vi sono cinque femmine e quattro maschi. Se poi si considera il primo divismo musicale d’inizio Novecento, la black revue ha per protagoniste le blues singer, da Ma Rainey a Bessie Smith. O ancora, se si studia l’evolversi del canto jazz dallo swing al free, a parte qualche eccezione (peraltro tangenti al pop, Frank Sinatra o Ray Charles), il contributo maggiore giunge da interpreti femminili, non solo le regine Ella, Billie, Sarah, ma pure Carmen McRae, Dinah Washington, Nina Simone, Abbey Lincoln, Jeanne Lee ecc.
RADICI CULTURALI
Persino i primi vocal group (bianchi) di successo, dalle Boswell alle Andrews Sisters, sono femminili, mentre oggi, nel ruolo di compositori/direttori/arrangiatori primeggiano due artiste come come Carla Bley e Maria Schneider.
Tuttavia le radici culturali della Wac Band 2 concernono il ruolo assunto da due pianiste negli anni precedenti la costituzione dell’orchestra: da un lato Lil Hardin, per qualche anno moglie di Louis Armstrong, è la «creatrice» degli Hot Five e degli Hot Seven, in cui «costringe» il marito a inventarsi il ruolo solistico che segnerà una svolta epocale nella storia del jazz; dall’altro lato Mary Lou Williams risulta la ghostwriter di molte swing band maschili (Benny Goodman, Earl Hines, Tommy Dorsey), salvo mettersi in proprio e condurre small combo, comporre musica religiosa, duettare alla tastiera persino con Cecil Taylor. Sull’onda di queste due genialità, fioriscono, durante l’era swing, decine di jazz band femminili bianche e nere, per decenni rimosse o dimenticate perché discriminate dal sessismo di manager, critici, organizzatori, cronisti. Fortunatamente negli anni Novanta alcuni cd antologici e ora diversi video in rete rendono in parte giustizia a questo misconoscimento.
Si consideri, poi, che la seconda guerra mondiale aumenta l’euforia per lo swing che, per gli strateghi militari, può diventare utile alla causa propagandistica, nonché allietare il morale delle truppe su vari fronti; a ciò si aggiunga il problema della mobilitazione generale che ormai deve coinvolgere sia i neri sia le donne e persino le donne nere, al di là dei pregiudizi radicati nelle alte gerarchie militari. La storia della Wac Band 2 – che in realtà si chiama ufficialmente 404th Armed Service Forces (ASF) Band – unica realtà musicale contro le discriminazioni razziali e a favore dell’affermazione di sole afroamericane, va inoltre anche di pari passo con la storia di altre donne combattive, come la deputata del Massachusetts Edith Rogers che introduce un disegno di legge per consentire a tutte le donne di arruolarsi nell’esercito statunitense, sia pure in un ruolo non combattivo, con lo stesso grado e status maschili (ad esempio le soldatesse nere saranno determinanti negli uffici postali europei a fine conflitto per spedire e ricevere lettere dei militari).
LE CANDIDATE
Fondamentale anche la data del 15 maggio 1942 in cui l’allora presidente Roosvelt istituisce il Waac (Women’s Auxiliary Army Corps) assumendo ben 150mila candidate; contestualmente Mary McLeod Bethune, fondatrice del National Concil for Negro Women, grazie all’amicizia con la first lady, recluta molte donne nere, con l’aiuto della NAACP, sostenendo che tale iniziativa potrebbe servire alla lotta per l’uguaglianza.
Il 20 luglio 1942, un primo gruppo di allievi ufficiali giunge a Fort Des Moines (Iowa) per l’addestramento: vi partecipa Charity Adams Earley, l’unica nera, assieme a Harriet M. West, a ottenere i gradi di maggiore fra le donne; due anni dopo, Earley fonderà la prima banda militare femminile afroamericana. Già in quell’anno, 1942, era presente a Fort Des Moines un’orchestra femminile bianca (che aveva sostituito quella maschile i cui membri erano stati richiamati in servizio operativo) che diverrà il fiore all’occhiello delle ragazze in divisa, suonando nell’intero Nord America e condividendo il palco con intrattenitori arcinoti (Bob Hope, Bing Crosby, Ronald Reagan). Non potendo le nere entrare nella banda, Adams le spinge a creare un proprio ensemble, fatto tanto più rivoluzionario se si pensa che Fred McCoskrie, il colonnello razzista al comando di Fort Des Moines, era solito ripetere che finché ci fosse stato lui bianche e nere non avrebbero mai suonato insieme.
Tutto cambia quando il colonnello finisce sotto attacco di militari neri e organizzazioni per i diritti civili. A quel punto nell’autunno del 1943, convocherà il sergente Joan Lamb (bianca) incaricandola di dar vita a un’orchestra femminile nera.
Con una sola allieva di Conservatorio (Leonora Hull) a disposizione e una cantante d’opera, la direttrice della 400th, in collaborazione con Charity Adams, riesce a selezionare una ventina di musiciste «ipotizzando un probabile successo» (pochissime nere sapevano suonare, fino agli anni Trenta non c’erano ore di musica nelle scuole e i primi tentativi furono solo nelle scuole bianche; in quelle nere, soprattutto al sud, era impensabile avere accesso agli strumenti).
IN ATTESA
Scrive Adams: «Stavamo facendo una cosa non riconosciuta ma nemmeno proibita. Abbiamo ordinato strumenti e forniture per banda intesi come attrezzature per il tempo libero». In attesa che arrivino, le ragazze cominciano a cantare e a imparare a leggere la musica; dieci volontarie dell’orchestra bianca decidono di offrire il proprio aiuto.
Infine il 2 dicembre 1943 la Wac Band 2 si esibisce davanti a un «indignato» McCoskrie e a altri ufficiali superando ogni aspettativa: da notare che il colonnello aveva concesso loro solo otto settimane di tempo per mettere su la prima esibizione. Era convinto che non ce l’avrebbero fatta e a quel punto si sarebbe sentito legittimato a sciogliere la banda. Al contrario, da allora e per circa due anni, l’orchestra, sotto la guida del tenente Thelma Brown, suonerà jazz in parate e concerti, una o due volte al giorno, in Iowa e nel Midwest di fronte a un pubblico interetnico entusiasta, ricevendo le visite e i complimenti di «colleghi» illustri, in primis Marion Anderson, grandiosa interprete lirica. Spesso sostituirà anche la banda bianca (quando in missione altrove).
LA TROMBETTISTA
Una trombettista della banda, Clementine Skinner, ricorda il trattamento divistico a loro riservato (ragazzine alla carica per un autografo) che determinerà nelle musiciste la volontà di proseguire suonando in chiese, ospedali, organizzazioni comunitarie.
All’apice della notorietà, all’indomani del recital del 15 luglio 1944 di cui sopra, il famigerato McCoskrie ordina lo scioglimento della banda. Seguiranno lettere di protesta, articoli di giornali, iniziative a sostegno delle jazziste in divisa; infine a furor di popolo, dopo un mese e mezzo, la Wac Band 2 è riassorbita nell’esercito diventando la 404th Army Service Force Wac Band. Benché temporaneamente senza strumenti musicali (finiti nella banda delle colleghe bianche), le donne afroamericane tornano a esibirsi trionfando di nuovo a Chicago, nel maggio 1945, per il Seventh War Bond Drive, continuando a swingare in licei, università, sale da ballo, quartieri neri, e anche per raccogliere fondi per il Ministero del Tesoro, condividendo il palco con Humprey Bogart e Laureen Bacall, stelle del cinema noir, all’apice del successo.
Con la resa del Giappone nel 1945 e la fine della seconda guerra mondiale, anche la banda black va a riposo così come lo stesso programma Wac che verrà terminato nel dicembre 1945. Infine nel 1948 il presidente Harry Truman abolirà la segregazione razziale all’interno delle forze armate Usa mentre il generale Eisenhower convincerà il Congresso ad approvare il Women’s Armed Service Integration Act secondo cui le forze militari femminili tornavano a essere una componente permanente dell’esercito Usa. Riprenderà l’attività anche anche la banda bianca 400th ASF stavolta rinominata 14th Wac, al cui interno confluiranno le cinque bande femminili attive durante la seconda guerra mondiale. Solo una sarebbe, però, passata alla storia per aver aperto la via alla desegregazione in ambito militare.