I sindacati dell’agroindustria Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil sono preoccupati da tre modifiche sui voucher contenute negli emendamenti di maggioranza al decreto dignità all’esame delle commissioni lavoro e finanza della Camera.

Ieri, primo giorno di presidio a piazza Montecitorio a Roma, presenti 400 lavoratori italiani e stranieri provenienti da tutto il paese, le ipotesi sono state analizzate una per una: quella di estendere da 3 a 10 giorni il termine di utilizzo del voucher dopo la comunicazione all’Inps; la possibilità di spalmare in questo arco di tempo le 4 ore di lavoro che oggi la legge prevede come minimo giornaliero; l’idea di portare da 2.500 a 5 mila euro l’importo massimo in voucher per ogni lavoratore.

«Con questo espediente – denunciano Fai-Flai-Uila – di fatto le aziende che vogliono utilizzare lavoro nero, saranno facilitate a farlo grazie alla fittizia copertura di un voucher da mostrare in qualsiasi momento in caso di ispezione». Preoccupazioni che i sindacati hanno esposto a Andrea Giaccone (Lega), presidente della commissione lavoro della Camera e a Nunzia Catalfo (M5S) , omologa al Senato, e al capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio.

Resta sul tavolo anche l’annuncio sull’«estensione» dei voucher al turismo, al commercio, agli enti pubblici, e non «ripristinarli» come affermano esponenti del governo. I voucher esistono nella legge in vigore, la 96 del 2017, per studenti, pensionati e disoccupati, quella adottata dal governo Gentiloni (Pd) per evitare il referendum abrogativo della Cgil. Rispetto all’abuso degli anni scorsi, sono stati riportati ad un uso minimale.

Sotto la spinta delle organizzazioni datoriali, grazie alla sponda leghista, il «contratto» di governo li ha previsti e il decreto dignità «2.0», come l’ha definito il ministro del lavoro Di Maio, è il veicolo per soddisfare la richiesta. Per farsi un’idea dell’offensiva in atto, ieri Confagricoltura Veneto, Coldiretti e Cia-Agricoltori italiani hanno ribadito alle orecchie sensibili nella maggioranza penta-leghista gli interessi in ballo.

Per Confagricoltura Veneto i voucher vanno ripristinati prima della vendemmia prevista tra meno di un mese perché sono «un sistema ottimale e flessibile che fornisce garanzie e coperture ai lavoratori e ci auguriamo che sia ampliato anche alle casalingue che potrebbero lavorare qualche giorno nei campi e arrotondare le entrate familiari». Per Coldiretti «meno del 2% del totale dei voucher è stato impiegato in passato in agricoltura, dove sono nati, impiegati esclusivamente in attività stagionali».

Per Cia-Agricoltori italiani «non è vero che i voucher ci sono», «sono stati soppressi per decreto dal governo». Via libera anche dall’Alleanza delle Cooperative (Confcooperative, Legacoop, Agci): il voucher è «utile se controllato in dosi giuste perché fa emergere il lavoro nero» e va «limitato al solo lavoro occasionale». Di parere opposto sono i sindacati per i quali la reintroduzione dei voucher indebolirà il contratto del settore agricolo e negherà il diritto alla «disoccupazione, alle ferie, al Tfr, alla maternità» previste dai contratti – molto flessibili – già previsti.

La mobilitazione dei sindacati è una spina nel fianco nell’operazione «decreto dignità». Presentata da Di Maio come la «Walterloo del precariato», per la discussa manutenzione sui contratti a termine, tende invece a precarizzare il lavoro stagionale contrattualizzato, in agricoltura, nel turismo o nel commercio. E può costituire il primo passo per attaccare la legge contro il caporalato, temono i sindacati. La contraddizione è evidente, e consapevolmente agìta dai sindacati. Il ritorno ai voucher potrebbe inoltre portare alla «scontrinizzazione» del lavoro occasionale che si svolge sulle piattaforme digitali: «riders», cat e dog sitter, traduttori e consulenze. In un mondo di «lavoretti» [gig works] il trionfo del cottimo digitale. Paradossi della «dignità» 2.0.