«Se i voucher possono servire a settori come l’agricoltura e il turismo, per specifiche competenze, allora ben vengano». La conferma del cedimento alle pressioni della Lega sul «decreto dignità» è arrivata ieri dal vicepremier e ministro del lavoro e dello sviluppo Luigi Di Maio nel corso dell’audizione al Senato sulle linee guida delle sue politiche. E mentre ieri sera si aspettava ancora il via libera sul primo provvedimento del governo Conte, in attesa della firma del Quirinale, Di Maio auspicava la pubblicazione del provvedimento in gazzetta ufficiale: «Credo di sì» ha risposto a chi chiedeva numi in commissione.

NEL CAOS DI ANNUNCI e giri di bozze dell’ultim’ora che cambiano di contenuto di ora in ora, è giunta anche la notizia di un arretramento sulle norme anti-precarietà. Dal testo (semi) definitivo sarebbe saltato l’aggravio contributivo di 0,5 punti percentuali sul rinnovo del contratto a tempo determinato, anche in somministrazione, per la pubblica amministrazione. Una delle questioni cruciali in un decreto che prevede l’inserimento della causale solo dopo un anno di contratto a termine. E non è escluso che questo possa di nuovo cambiare sui tavoli delle molteplici trattative in corso nella maggioranza pentaleghista. Lo schema sarebbe questo: Di Maio ha aperto ai voucher per agricoltura e turismo e la Lega ha dato il via libera all’abolizione dei vitalizi dei parlamentari che il presidente Fico proporrà oggi alla Camera.

L’APERTURA SUI VOUCHER, e un eventuale cedimento sull’aggravio dei contributi dei contratti a termini rinnovati, non sembra rispecchiare la legge del «do ut des». Anzi, conferma un Movimento 5 stelle condizionato dalla Lega. E questo al netto dell’efficacia della riduzione dei rinnovi (da 5 a 4) e della durata dei contratti (da 36 a 24 mesi). Senza una causale dal primo giorno di contratto, come chiesto anche Maurizio Landini (Cgil ), l’iniziativa di Di Maio potrebbe essere un boomerang: aumenterà il turn-over dei precari, non sarà la «Walterloo della precarietà».

I VOUCHER CANCELLATI dal governo Gentiloni lo scorso anno per evitare il referendum abrogativo della Cgil saranno reintrodotti nel percorso parlamentare che inizierà alla Camera il 24 luglio. L’allungamento dei tempi (siamo già a dieci giorni dal varo di un decreto avvenuto il 2 luglio) implicherà un drastico taglio della discussione che dovrebbe terminare prima di Ferragosto. «Si rischia di soffocare il lavoro delle aule, non ci siamo proprio» ha fatto notare Federico Fornaro (LeU) che ha polemizzato con il ministro dei rapporti con il parlamento Riccardo Fraccaro in un question time. In queste condizioni sembra un eufemismo quello usato da Di Maio quando parla di una «riflessione del parlamento» sui voucher da usare per «lavori non inquadrabili in nessun contratto, se non quelli a chiamata»: colf, baby sitter, giardinieri. Se ci sarà, sarà fulminea e affidata a emendamenti della maggioranza a prova di bomba. Perché il governo non sarebbe intenzionato a mettere la fiducia.

DOPO LA SVOLTA sui voucher ieri la Cgil è passata all’attacco: «Se è così fosse sarebbe una decisione vergognosa – afferma Tania Scacchetti -L’unica necessità in questa discussione paradossale è la riduzione dei costi per le imprese fatta sulla pelle dei lavoratori. La soluzione esiste nel lavoro contrattualizzato che oggi garantisce la flessibilità richiesta». «è sconcertante – incalza Cristian Sesena (Filcams Cgil) – Il governo risponde al grido di dolore delle imprese che nel turismo registrano quest’anno incassi record. Questo decreto ha sempre meno aspetti dignitosi. Dovrebbero cambiargli il nome».

MENTRE si restringono le aperture sul decreto dignità da «sinistra», nel Pd si è aperta una polemica tra chi (Delrio, Franceschini, Orlando) si è mostrato aperturista rispetto a un dialogo con M5S («ma dipende molto se loro non si schiacciano sulla Lega») e chi, come Renzi e i suoi fanno muro. Il presidente Orfini definisce «assurdo» il dibattito («dovremmo fare sponda a Di Maio contro Salvini e riusciremo a convincerlo a governare con noi?»). Il segretario Martina conferma: «Il decreto è invotabile».

PER QUANTO riguarda gli altri capitoli del decreto sarebbero state trovate le coperture per lo stop della pubblicità sui giochi d’azzardo: il prelievo sulle new slot collegate in reteaumenterà dal primo maggio del 2019 .