Da un lato il crollo delle assunzioni a tempo indeterminato a causa del taglio degli incentivi, dall’altro l’aumento vertiginoso e costante dei voucher, che anche in gennaio non si arresta. E anzi conferma che le imprese, dove trovano risparmi continuano a utilizzarli, mentre al contrario tendono ad abbandonare contratti che vedono un improvviso innalzamento dei costi: i “ticket lavoro” venduti nel primo mese dell’anno secondo l’Inps sono stati 9,2 milioni, con un incremento medio nazionale, rispetto al gennaio 2015, del +36%. Ma già rappresentavano un record i numeri del 2015: 115 milioni di buoni staccati nell’intero anno, a fronte dei 36 milioni del 2013. Boom che ha dovuto affrontare anche il governo: il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, rispondendo a una interrogazione parlamentare (di Marialuisa Gnecchi, Pd), ha spiegato che i voucher verranno presto «tracciati» per evitare «irregolarità» e. «aggiramenti della norma».

Una soluzione che non soddisfa i sindacati, sempre più preoccupati dal dilagare di questo strumento “precarizzante”, e che viene indicata come troppo debole da un esperto come l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano (Pd), oggi presidente della Commissione Lavoro della Camera.

Poletti pensa di introdurre un sistema che tracci l’utilizzo del voucher, in modo da responsabilizzare le imprese: in sede di «prima modifica dei decreti legislativi del Jobs Act – ha spiegato – introdurremo una misura che amplia la strumentazione di tracciabilità con obbligo per l’impresa di comunicazione via sms o per via telematica dell’utilizzazione dei voucher».

Il ministro assicura che il governo non ha trascurato la questione, e che anzi si starebbe attivando – di concerto con l’Inps – per monitorarla costantemente e dove è il caso per intervenire: «Noi vogliamo impedire che si producano situazioni di irregolarità nel mercato del lavoro – ha sottolineato al question time – Il monitoraggio sui contratti è un impegno che governo e ministero stanno sviluppando quotidianamente e c’è una attenzione particolare ai voucher. Nei prossimi giorni pubblicheremo un report completo con tutti i dati e tutti gli elementi costruito insieme all’Inps». L’aumento esponenziale dei voucher si è avuto con «la legge che ha ampliato i campi di attività» e una crescita «significativa» si è registrata «nel commercio, nel turismo e nei servizi». Ed emergerebbe dai dati che «una parte dei lavori a chiamata siano stati sostituiti da questa situazione».

«Apprezzo il fatto che il governo abbia l’intenzione di migliorare la tracciabilità dei voucher ma non basta – ha commentato Damiano – Nello spirito e nella lettera della legge Biagi si tratta di “prestazioni accessorie meramente occasionali”: piccoli lavori domestici, giardinaggio o lavori di emergenza. Nel 2008, anno in cui furono introdotti, si utilizzarono 500 mila voucher. L’anno scorso 115 milioni, ben 230 volte. Uno studio della Uil dice che almeno un voucher è andato nelle mani di 1 milione e 600 mila lavoratori nel 2015. Se non limitiamo l’uso dei voucher, corriamo il rischio di creare una nuova generazione di precari voucherizzati, che equivale alla quintessenza della precarietà. Consideriamo, inoltre, che solo il 13% del valore del voucher va a contributi previdenziali nella gestione separata. Questa contraddizione va eliminata tornando allo spirito e alla lettera della legge Biagi».

La segretaria della Cgil Susanna Camusso sottolinea i rischi di lavoro irregolare: «La strada dell’esplosione dei voucher è anche una strada di sommersione del lavoro», ha detto. Per Guglielmo Loy, segretario Uil, «con Pil da zero virgola e sgravi contributivi tagliati a gennaio, non era inaspettato il calo delle assunzioni. Il tutto fa il paio con l’impennata dei voucher che continua a registrare alti numeri anche nel primo mese del 2016. Si assume, dunque, se c’è convenienza in termini di costi».