Sono almeno 30 (17 soldati e 13 civili) le vittime dell’attentato di domenica sera contro una base militare in Somalia, nella città di Wisil nello Stato semi-autonomo di Galmudug (zona centrale del paese), rivendicato lunedì sera dal gruppo jihadista degli Al Shabaab, affiliato ad Al Qaeda.

«GLI INSORTI HANNO usato autobombe nell’assalto a una base militare innescando uno scontro con le truppe governative durato due ore, anche le milizie civili di difesa sono intervenute a fianco dei militari per respingere i terroristi», ha dichiarato all’agenzia Reuters il maggiore Mohamed Awale, portavoce militare dello Stato di Galmudug.

Il governo somalo ha condannato l’attacco e ha affermato che «ottanta combattenti di Al Shabaab sono stati uccisi negli scontri, mentre sia i militari che i residenti armati hanno respinto e inseguito gli assalitori», secondo una dichiarazione pubblicata sul sito web dell’agenzia di stampa statale della Somalia, Sonna.

Da parte sua, il gruppo militante islamista Al Shabaab ha rivendicato la responsabilità dell’attentato, affermando «di aver ucciso 34 membri delle forze di sicurezza nella sua lotta di liberazione per la nascita del califfato in Somalia contro le basi militari, simboli del governo corrotto dagli interessi dell’Occidente».

Wisil si trova a 200 chilometri a sud-est di Galkayo, in un’area in cui Al Shabaab ha recentemente conquistato alcune città, dimostrazione che il gruppo jihadista ha aumentato negli ultimi mesi i suoi attacchi in tutta la Somalia, prendendo di mira in particolare le basi dei militari.

UN ULTIMO ESEMPIO è stato l’attacco dello scorso 15 giugno, quando in un attentato suicida contro un centro di addestramento dell’esercito somalo, un terrorista si è fatto esplodere in mezzo alle reclute in fila nella base di Dhegobadan, nella parte orientale di Mogadiscio, causando la morte di 15 militari.

«Con i loro continui attacchi i miliziani di Al Shabaab tentano di destabilizzare i colloqui di pace tra i diversi governatori delle cinque province semi-autonome della Somalia per l’organizzazione delle prime libere elezioni legislative e presidenziali», ha dichiarato ieri alla stampa il ministro degli esteri somalo, Mohamed Abdirizak.

Il primo ministro Mohamed Husein Roble – vero fautore dell’accordo che ha interrotto lo stallo politico che rischiava di far ricadere il paese in una nuova guerra civile – ha confermato che tra un mese «si terranno le prime elezioni libere nel paese, dove i somali voteranno per eleggere direttamente i deputati», al contrario di quanto avveniva in passato dove erano i diversi clan a scegliere i propri parlamentari.

LA SOMALIA HA VISSUTO diverse tensioni negli ultimi mesi visto che, dopo il rinvio delle elezioni previste per lo scorso 8 febbraio, l’attuale presidente ad interim Mohamed Abdullahi Mohamed, noto come Farmajo, aveva fatto votare al parlamento il prolungamento del proprio mandato presidenziale per altri due anni, innescando una spirale di violenze e rivolte da parte delle milizie armate dei diversi clan.

«Per il suo futuro, la Somalia ha bisogno di una transizione politica basata su criteri inclusivi, credibili e liberi (…) questa è una sfida che i somali e il governo devono cogliere per garantire lo sviluppo sostenibile del paese da contrapporre al terrorismo di matrice jihadista che affligge il nostro paese», ha affermato alla stampa il primo ministro Roble alla firma dell’accordo elettorale considerato «storico».