Il «ghe pensi mi» di Matteo Salvi non ha funzionato. La proposta fatta dal ministro degli interni l’altro ieri sera al vertice convocato al Viminale per risolvere la vertenza latte è stata respinta dai pastori sardi.

I 44 milioni di euro per il ritiro di 67.000 quintali di formaggio in eccedenza sul mercato e l’aumento immediato del prezzo del latte da sessanta a settanta centesimi al litro attraverso un accordo con gli industriali caseari, non hanno convinto gli allevatori a sospendere la mobilitazione.

Oggi si proverà a ripartire con un altro incontro, fissato nel primo pomeriggio nel palazzo della Regione Sardegna a Cagliari con il ministro dell’agricoltura Centinaio e tutte le parti interessate.

SALVINI PERÒ NON MOLLA. Se Centinaio oggi non ce la facesse a chiudere, domani volerà lui a Cagliari a riprendere in mano il bandolo della matassa. Il 24 febbraio, tra meno di una settimana, nell’isola ci sono le regionali.

I pastori sono dodicimila, più le loro famiglie: un bacino elettorale che fa gola a tutti. Salvini è in prima linea nel tentativo di catturare questo voto. Insomma, il latte sversato corre il rischio di cadere dritto dritto nelle urne.

E così domani Salvini si sdoppierà tra la partita con i pastori e gli incontri elettorali per sostenere il candidato del centrodestra Christian Solinas, leader sardista di una coalizione che, oltre la Lega, comprende Forza Italia e Fratelli d’Italia. Sarà un vero e proprio tour, da domani sino a martedì pomeriggio, quando Salvini ripartirà per Roma. Per ritornare però sull’isola mercoledì sera, sino a venerdì 22. Pazienza se il leader leghista ricopre un ruolo istituzionale e se il ministero degli interni resterà sguarnito del suo titolare a lungo. Quasi per un’intera settimana, il capo dei lumbard tornerà a essere a tempo pieno il segretario del suo partito e andrà a caccia di voti da un capo all’altro della regione.

NATURALE CHE I COMPETITOR elettorali del vicepremier attacchino. «Salvini, con l’alibi dell’ordine pubblico e il più concreto obiettivo di spiazzare l’alleato M5s in vista delle regionali, ha organizzato un tavolo-lampo sulle legittime proteste dei pastori sardi, di fatto commissariando il suo ministro all’agricoltura. Tavolo che però si è concluso con un niente di fatto. Una presa in giro per gli allevatori aggravata dal sospetto che ci si continuerà a occupare della vicenda latte soltanto sino al voto, senza dare risposte vere». Lo dice il senatore Dario Stefano, vicepresidente del gruppo del Pd.

«La realtà – spiega – è che per questo governo il sud non esiste. Anche sulla vicenda xylella in Puglia, ancora soltanto promesse, l’istituzione di qualche tavolo ministeriale ma nessun fatto concreto. Mentre con l’autonomia concessa alle regioni del nord è in arrivo la secessione dei ricchi».

I GRILLINI SI FANNO SENTIRE con il candidato governatore Francesco Desogus: «Sul prezzo del latte Salvini smetta di giocare con il fuoco. La lotta dei pastori merita rispetto. Il fallimento del tavolo romano è la dimostrazione che questione del prezzo del latte non può essere piegata a speculazioni elettorali. La vertenza è complessa e non si risolve con i tweet. La Lega smetta di fare promesse a vuoto. Il Movimento 5 Stelle è vicino ai pastori e si sta impegnando perché le giuste rivendicazioni del mondo delle campagne trovino una giusta soluzione politica».

Batte un colpo anche il presidente della Regione Sardegna, il Pd Francesco Pigliaru: «Come giunta abbiamo fatto la nostra parte e stiamo continuando a farla.

C’è ancora da lavorare, ma siamo sulla strada giusta. Bisogna uscire dall’emergenza, la situazione attuale danneggia tutti. Sanzioni agli industriali caseari che sforano le quote di produzione del pecorino fissate dai piani regionali e non rispettano le regole? Sono giuste e vanno aumentate rispetto a quelle previste ora, che sono irrisorie.

L’obiettivo di chiudere la campagna casearia 2018-2019 con una remunerazione adeguata del latte, che però anche nell’incontro al Viminale gli industriali non hanno proposto, potrà essere raggiunto soltanto grazie all’impegno di tutti, a iniziare dalle risorse che noi, il sistema finanziario regionale e ora il governo stiamo assicurando».