Un’inchiesta della Guardia di Finanza provoca un terremoto nella politica salentina. Ex amministratori comunali, consiglieri comunali, alcuni dei quali ancora in carica, e dirigenti del Comune di Lecce sono stati arrestati ieri. L’inchiesta è in mano ai pm Massimiliano Carducci e Roberta Licci, mentre l’ordinanza, composta da oltre 800 pagine, è stata firmata dal gip di Lecce Giovani Gallo nel novembre 2017. Le indagini sono partite nel 2013 dopo la denuncia di un cittadino.

Ben 48 le persone indagate, tutte a vario titolo accusate per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, abuso d’ufficio e falso ideologico. Secondo quanto appurato finora i voti elettorali sarebbero stati oggetto si scambio per ottenere alloggi popolari. Tra gli indagati anche il senatore leccese della Lega Roberto Marti (nella foto), tra i 34 indagati non raggiunti da alcun provvedimento restrittivo. Marti, dal 2004 al 2010, è stato assessore a Lecce ai servizi sociali, ai progetti mirati e alle pari opportunità. Il reato contestato per lui é abuso d’ufficio e falso ideologico.

I provvedimenti restrittivi riguardano nove persone (di cui due in carcere, cinque agli arresti domiciliari e due con obblighi di dimora). In carcere sono finiti Umberto Nicoletti e Nicola Pinto, ritenuti legati alla malavita organizzata, accusati del pestaggio, nel 2015, dell’uomo che nel 2013 con la sua denuncia dette il via all’inchiesta penale. Agli arresti domiciliari gli ex assessori Attilio Monosi e Luca Pasqualini, attualmente in carica come consiglieri comunali nel centrodestra, e il consigliere comunale del Pd Antonio Torricelli, anch’egli in carica, oltre al dirigente comunale Lillino Gorgoni e a Andrea Santoro, accusato nell’ambito dell’episodio del pestaggio.

Obbligo di dimora per Monica Durante e Monia Gaetani, che fungevano – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – come «collettore elettorale», mettendo in contatto gli abitanti della zona 167 della città, considerata l’epicentro del voto di scambio, con gli interessati a ottenere i voti elettorali per aumentare il proprio peso politico e accreditarsi con maggior potere verso il proprio leader. Per altri cinque dipendenti comunali in servizio presso l’ufficio casa e l’ufficio patrimonio, é stata chiesta l’interdizione temporanea dai pubblici uffici.