Lo scostamento al bilancio da 32 miliardi di euro è stato votato ieri dalla Camera con 523 voti. Era richiesta la maggioranza assoluta dei componenti dell’assemblea di 316 voti. Voto bipartisan anche al Senato dove lo scostamento è stato approvato con 291 voti. La risoluzione presentata dalle forze di maggioranza al Senato, è stata modificata dopo la richiesta di Fratelli d’Italia di un confronto fra i vari gruppi per arrivare a una risoluzione unica. Poi è stata condivisa dal centrodestra e da Italia viva che ha accettato di ritirare la propria risoluzione senza sottoscriverlo tra i firmatari. Esito simile riceverà, forse a fine mese, il quinto decreto «ristori» finanziato con i 32 miliardi approvati ieri. Ma già a partire dalla prossima settimana, quando nelle commissioni dovrebbe arrivare il Recovery Fund e poi anche la nuova legge elettorale, gli eventi potrebbero prendere un’altra piega. Con il passaggio di Italia viva all’opposizione il governo potrebbe faticare a trovare i voti, se non riuscirà a trovare la quarta nuova gamba della coalizione composta da fuoriusciti e anime perse.

Il ministro dell’economia Roberto Gualtieri, ieri in audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha detto ottimisticamente che il quinto decreto ristori «sarà l’ultimo». Si vedrà, dipende dalla curva epidemica e dunque dai prossimi «stop and go», chiusure e riaperture che spingeranno il governo a chiedere nuovi scostamenti e erogare nuovi «ristori». Senza contare gli importi di nuovi, eventuali, prolungamenti della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti che possono aggiungersi a quelli che saranno finanziati tra poco.

I dati generali: siamo a 140 miliardi di euro di deficit in più in un anno. Nel 2020, causa pandemia, sono state varate misure pari a circa il 6,6% del Pil, 108 miliardi, a cui si aggiungono 300 miliardi di crediti oggetto di moratoria e 150 miliardi di prestiti garantiti, «uno degli interventi più rilevanti in Europa, paragonabile a quello messo in campo dalla Germania» ha detto Gualtieri. Le imprese hanno beneficiato di oltre 48 miliardi, al lavoro e al sociale di circa 35 miliardi, agli enti territoriali 12 miliardi, la sanità oltre 8 miliardi, i servizi pubblici 4,5 miliardi.

Per i nuovi «ristori» alle imprese ieri Gualtieri ha confermato l’intenzione di superare i codici Ateco e calcolare gli indennizzi sulla base della perdita di fatturato. Le soglie sono allo studio. «I soldi non sono infiniti» ha detto ricordando che in Francia sono dal 50% al 75% delle perdite. «Valutiamo di calcolarli sull’intero anno, sommando quanto avuto e facciamo una valutazione ex post che ci consenta di ripianare situazioni di penalizzazione» ha detto. Il prossimo decreto conterrà anche 26 nuove settimane di cassa integrazione Covid e licenziamenti bloccati dopo il 31 marzo solo per le imprese dei settori in crisi. L’intervento sarà modulato sulle tre forme di cassa integrazione Covid: più settimane per la deroga e il Fis, meno per l’ordinaria.

«L’Italia non può permettersi un’ondata di licenziamenti – ha detto il viceministro dell’economia Antonio Misiani – Però non possiamo nemmeno andare avanti con la logica esclusivamente di emergenza. Credo che il blocco dei licenziamenti debba essere prorogato per i settori maggiormente in crisi mentre chi ha recuperato i livelli del 2019 credo che debba lavorare ritornando progressivamente alla normalità». Gualtieri ha detto nelle commissioni una cosa leggermente diversa: «Riteniamo debbano proseguire per tutto il tempo necessario».

La proposta è stata criticata dai sindacati. I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri, ieri hanno rilanciato la necessità di prorogare il blocco per tutti e non in maniera selettiva, così come l’estensione della cig Covid. «È una necessità» in questa fase, «anche se non è la soluzione di tutti i problemi», ha aggiunto Landini. Parallelamente bisogna procedere con la riforma di un sistema «universale» di protezione dei lavoratori più volte annunciato dal governo, ma ancora senza passi ufficiali.

Confermato lo stanziamento di 1,5 miliardi per la decontribuzione delle partite Iva che hanno subito perdite di fatturato durante l’emergenza Covid. «Ci sarà anche un intervento sulla Naspi e abbiamo ben presente – ha detto Gualtieri – la questione degli impianti sciistici che hanno subito un impatto fortissimo».