Strade deserte presidiate dalle forze di sicurezza, negozi chiusi e turisti più rintanati che mai – su consiglio delle rispettive ambasciate – nei resort sulla costa. A Zanzibar, territorio semi-autonomo della Tanzania, dopo l’annullamento del voto di domenica scorsa per «violazioni della legge elettorale» la tensione è alta. Al momento non si registrano gravi casi di violenza come quelli che si erano verificati in passato. Ma all’interno della commissione elettorale si è arrivati alle mani.

Sulle isole di Unguja e Pemba si è votato per rinnovare il parlamento locale e il presidente dell’arcipelago zanzibarino, ma anche per le presidenziali nazionali, come nel resto della Tanzania. Al momento è stato annullato il voto locale e non è ancora chiaro se la misura avrà qualche effetto anche su quello nazionale. Di sicuro comporterà un ritardo nell’annuncio dei risultati, previsto inizialmente per oggi, a conclusione di quelle che verrano ricordate come le elezioni più incerte e combattute nella storia del paese africano. Ieri circolavano i dati relativi a poco più della metà dei seggi e davano in vantaggio con circa il 56% dei voti John Magufuli, candidato del partito al potere dal 1961, il Chama Cha Mapinduzi (Ccm). Il suo rivale Edward Lowassa, della coalizione Ukawa, sarebbe fermo al 46% e spiccioli.

Di segno opposto si presentava la situazione a Zanzibar, dove Ali Mohamed Shein, presidente in carica e candidato del Ccm, sembrava in forte difficoltà. Seif Sharif Hamad, leader e candidato del Civic United Front (Cuf), con posizioni autonomiste, forte di un presunto 52% dei consensi aveva già annunciato la vittoria e dato il via ai festeggiamenti. Ma la folla che si era riunita per celebrare la storica vittoria è stata dispersa con i gas lacrimogeni. Contemporaneamente la polizia faceva irruzione nella sede della Commissione elettorale zanzibarina a Stone Town. E poco dopo il capo dell’organismo, Jecha Salim Jecha, dichiarava nullo il voto. Una data utile per ripetere la consultazione dovrebbe essere annunciata già oggi.

Il bello è che entrambe le formazioni politiche in lizza denunciano brogli diffusi, casi di persone che hanno votato due volte e di persone decedute incluse nelle liste. Ma il leader dell’opposizione, che è anche vicepresidente del governo di unità “nazionale” che dalle precedenti elezioni tenta di barcamenarsi con scarsi risultati tra spinte indipendentiste e fedeltà allo stato centraleseguito, rigetta l’invalidamento del voto dopo aver assaporato la vittoria. Per lui la commissione ha ora la «responsabilità morale» di ultimare il conteggio. «In caso di problemi – dice Seif Sharif Hamad – c’erano tre giorni per verificare, convocare i partiti e prendere una decisione, ma si è scelto di agire in modo precipitoso e unilaterale». Nell’annunciare il probabile ricorso a vie legali, Hamad invita i suoi sostenitori a mantenere la calma.

Nel frattempo, sul «continente», Edward Lowassa, aspirante presidente dell’opposizione, sceso in campo contro il Ccm solo dopo aver perso le primarie del Ccm stesso, chiede che vengano annullate anche le elezioni nazionali. Nelle quali il partito di maggioranza pur confermando la presidenza starebbe pagando un prezzo non indifferente, a giudicare dal numero e dal calibro degli esponenti di governo che rimarrebbero fuori dal parlamento: tra questi tre ministri e l’attuale sindaco di Dar-es-Salaam, la principale città del paese.