Il momento della democrazia e della responsabilità è arrivato. È ora che le sirene dell’allarmismo e del disfattismo tacciano. Quando un popolo prende il futuro nelle proprie mani non ha niente da temere. Andiamo tutti alle urne con calma e facciamo la nostra scelta, valutando gli argomenti e non gli slogan.

Ieri è accaduto un fatto di grande importanza politica. È stato pubblicato il rapporto del Fmi per l’economia greca. Un rapporto che ha reso giustizia al governo greco, perché conferma quanto è ovvio, cioè che il debito greco non è sostenibile. Loro stessi dicono che l’unico modo per rendere sostenibile il debito e per aprire la strada alla ripresa sia quello di procedere a un taglio del debito del 30%, concedendo un periodo di grazia di 20 anni. Questa posizione, però, i creditori non l’hanno mai esposta al governo greco durante i 5 mesi della trattativa. Anche nella proposta finale delle istituzioni, quella che domenica il popolo viene chiamato ad approvare o respingere, ogni posizione simile è assente.

Il rapporto del Fmi rende giustizia alla nostra scelta di non accettare un accordo che ignora il grande problema del debito. In poche parole, il principale ispiratore del memorandum viene adesso a confermare la nostra giusta valutazione, ovvero che la proposta che ci viene data non porta a un’uscita dalla crisi. Cerchiamo allora di capire, tutti noi. Domenica non si decide sulla permanenza della Grecia in Europa.

Si decide se, sotto ricatto, dobbiamo accettare il proseguimento di una politica senza via d’ uscita, come ormai ammettono i suoi stessi ideatori.

Domenica si decide se dobbiamo dare il nostro accordo alla morte lenta dell’economia e all’impoverimento della società, se dobbiamo acconsentire a tagliare ulteriormente le pensioni, per ripagare un debito non sostenibile coi risparmi dei pensionati, o, se, con determinazione, dobbiamo rafforzare il nostro potere negoziale, per raggiungere un accordo che ponga definitivamente fine a questo catastrofico quinquennio.

Greche e greci, ora che ci divide poco tempo dall’apertura delle urne, dobbiamo tutte e tutti mostrarci responsabili, rispettando le opinioni contrarie alle nostre, e affrontare uniti il nostro comune futuro.
Qualsiasi fosse la nostra scelta di domenica, lunedì nulla ci dividerà. Nessuno mette in dubbio la permanenza del paese in Europa. Il ‘no’ ad un accordo non sostenibile non significa rottura con l’Europa. Significa proseguimento dei negoziati in condizioni migliori per il popolo greco.

Vi rivolgo dunque l’invito di opporre un no agli ultimatum, ai ricatti, alla campagna della paura. Ma vi rivolgo anche l’invito di dire di no alla divisione. No a chi cerca di spargere il panico e di impedirvi di decidere con calma e responsabilità per il vostro futuro. Vi rivolgo l’invito di decidere con determinazione a favore della democrazia e della dignità. Per una Grecia orgogliosa e fiera in un’Europa democratica e solidale.

(a cura di Tonia Tsitsovic)