Ritratti alti due metri ti guardano negli occhi. Sono uomini e donne anziani, intorno ai 90 anni, di solito invisibili. Sono le vittime degli orrori nazisti, gli ultimi sopravvissuti ai campi di sterminio di Auschwitz e ad altre fabbriche di morte, ancora in vita. Siamo in pieno centro sulla Ringstrasse vicino al Heldenplatz, Piazza degli eroi, la stessa che Hitler percorse con le sue truppe nel 1938 per annettersi l’Austria.
Qui è stata allestita la mostra Per non dimenticare concepita dal fotografo e cineasta italo-tedesco Luigi Toscano. Ne sentiva l’urgenza, ha spiegato «visti i tempi in cui viviamo». La rassegna (un centinaio di pannelli) andrà a Graz, Linz e Salisburgo e in altre città austriache, ad inizio luglio sarà a Seattle, negli Usa. Toscano vorrebbe portarla anche in Italia, ma ancora non c’è nulla di concreto. Figlio di emigranti italiani, nato a Mannheim, impegnato a lungo con lavori umili, l’autore si è lanciato nel suo progetto senza rete, diventando sempre più famoso: il suo lavoro è conservato all’Holocaust museum di New York e a Yad Vashem. Ha rintracciato ex deportati sparsi tra Germania, Stati Uniti, Israele e Ucraina, li ha intervistati e fotografati: trecento persone, alcune per la prima volta hanno raccontato la loro storia.

A VIENNA SI È AGGIUNTO un altro capitolo della storia, testimoniando il rapporto di oggi col passato nazista, che qualcuno sembra voler ripetere, sfogandosi sulla mostra: i ritratti sono stati prima un tagliuzzati, poi imbrattati di svastiche, infine la terza aggressione, facce tagliate a pezzi col coltello. Nonostante l’esposizione abbia già viaggiato (Germania, Ucraina e Usa), solo a Vienna è stata oggetto di sfregio. «Appena arrivato da Washington e saputo dell’oltraggio, sono corso sul luogo – ha raccontato Luigi Toscano: mi sono trovato da solo con le valigie davanti a quei tagli. La polizia non è voluta venire, dicendomi che si trattava solo di danni a oggetti. Ero disperato, pensavo davvero di trovarmi sul posto sbagliato nel momento sbagliato. Ma poi la situazione si è rovesciata, ho capito di essere nel posto giusto al momento giusto». Il fotografo voleva smontare i pannelli distrutti, ma alcune ragazze volontarie li hanno ricuciti con ago e filo, sotto la pioggia. «Sono rimaste cicatrici visibili su quei pannelli e per questo motivo entreranno come testimonianza nella collezione permanente del museo nazionale Casa della storia».

AL POSTO DELLA POLIZIA, assente, a vigilare giorno e notte è entrata in campo la società civile, contromodello all’odio. «Nesterval», un’associazione di artisti di teatro immersivo ha offerto una vigilanza h24, così come la Caritas giovani.
Anche la «Gioventù musulmana d’Austria» è andata a proteggere la memoria della Shoah. In Austria conta circa trentamila aderenti, a maggioranza di seconda e terza generazione. C’era pure un gruppo di ragazze con foulard colorati, Ding, Aysia e Fatima (austriache hanno sottolineato), nata in Austria da genitori egiziani l’ultima, di origine turca le altre. «È tremendo quello che è successo, siamo scioccate. Volevamo dare un segnale chiaro come donne islamiche contro il pregiudizio che ci vuole tutti antisemiti», ha affermato Fatima. Per Asma Aiad, impegnata nei gender studies e fotografa, portavoce della Gioventù musulmana, «il nostro impegno contro l’antisemitismo non è casuale, nel 2018 è stato il punto focale del programma. Abbiamo fatto anche un viaggio ad Auschwitz».
Intanto sul Ring il via vai di persone è continuo, si fermano posano fiori e candele sotto i ritratti, portano da mangiare e da bere ai volontari, li ringraziano. Comune è l’accusa al governo Kurz Strache, da pocoè caduto. «Con l’estrema destra al governo i nazisti si sentivano incoraggiati a uscire allo scoperto». Quindi, perché meravigliarsi, «hanno dato l’esempio loro con tutti quei cosiddetti ’casi singoli’».

TRA GLI ULTIMI sessantasette «casi singoli» documentati, da ricordare è il poema antimigranti Rattengedicht che paragona i migranti ai topi. È stato pubblicato su Facebook, firmato dal vicesindaco Fpoe Christian Schilcher, proprio di Braunau, paese natale di Hitler (ha dovuto dimettersi dall’incarico e dalla stessa Fpoe che però, in casi simili, dopo un po’ di tempo ha fatto rientrare gli espulsi). Sono aumentate le aggressioni antisemite e quelle anti-islamiche, prevalentemente verbali raccolte nel rapporto di Zara, di Sos Mitmensch e Centro documentazione contro l’islamofobia. Sul Ring però va in scena l’altra Vienna.
Il culmine di questa città «diversa» è stato lo scorso venerdì con la cena di Ramadan aperta a tutti. Grandi tavolate al Burgtor accanto alla mostra, tra i religiosi e i laici, figurava anche il rabbino capo di Vienna, che ha portato con sé vassoi di cibo vegano.