La Corte d’appello di Palermo ha emesso una sentenza che condanna il Governo al risarcimento a favore di alcuni parenti delle vittime della strage di Ustica, prendendo atto che il DC9 Itavia, come aveva affermato la sentenza ordinanza del giudice Priore già nel 1999, è stato abbattuto. È anche questa di Palermo una sentenza importante, che segue altre e si collega nei fatti a dispositivi, che la Cassazione aveva reso definitivi e che hanno visto i ministeri dei Trasporti e della Difesa condannati per non aver vigilato sulla sicurezza dei cittadini e poi aver ostacolato la ricerca della verità.

Una Avvocatura che proprio recentemente, con un suo membro, si è arrampicata su una posizione velleitaria e senza senso tecnico ma anche contraria ad ogni evidenza logica sostenendo addirittura la tesi della bomba.

Credo davvero che una volta per tutte sia il governo del nostro Paese a dover voltare pagina- l’ho ribadito il 21 marzo scorso a Bologna con Libera e con don Ciotti- sulla questione Ustica: prendere finalmente atto, senza riserve, che un aereo civile è stato abbattuto in tempo di pace nei nostri cieli.

È quello che in ogni occasione ormai «urlano» i nostri tribunali, quello che in ogni modo è scritto nella coscienza civile di questo Paese.
Il governo deve sentire la forte e terribile frase che concludeva il lavoro del dottor Priore : un aereo civile è stato abbattuto e «nessuno ci ha dato spiegazioni».
Allora sempre più deve essere una questione di dignità nazionale ricordare che 81 cittadini sono morti, per mancanze, ormai acclarate, di apparati dello Stato, che non hanno saputo tutelare adeguatamente la loro vita e non hanno saputo consegnare ai parenti delle vittime verità e giustizia.

Ma ancora di più non si può accettare quel «nessuno ci ha dato spiegazioni» e ovviamente ci si deve riferire a Stati amici o alleati come Francia, Usa e Libia.

È la ricerca della verità , la collaborazione con la magistratura che diventa il vero banco di prova delle volontà del governo.

Abbiamo dovuto assistere in questi anni a una immensità di distruzione di prove, di carte consegnate con colpevole ritardo. Ma anche oggi, pur in presenza della Direttiva Renzi, la documentazione consegnata alla magistratura è insufficiente e lacunosa. Ricordiamo che, dopo le dichiarazioni del presidente emerito Francesco Cossiga, che ha espressamente puntato l’indice contro la Francia, la procura della repubblica di Roma sta ancora indagando sugli autori dell’abbattimento e si trova, ancora una volta davanti alla mancanza di collaborazione internazionale.

Se vogliamo davvero ricostruire quello che è capitato nei cieli quella notte, preso atto che purtroppo tutto il possibile è stato colpevolmente distrutto in Italia, sono gli Stati che potevano, coi loro apparati vedere e, coi loro aerei essere in cielo, che possono e debbono fornire informazioni.

In cielo forse si stava giocando una «sporca» partita che i cittadini non dovevano conoscere, ma che ha portato via i nostri cari.

A questo punto è venuto il momento, a 35 anni di distanza, di pretendere che tutte le carte vengano scoperte, e questo deve essere il grande impegno del governo e anche il parlamento, io credo, deve far sentire la sua voce per il rispetto dei diritti dei cittadini. Un parlamento che però non riesce a far approvare- inspiegabilmente e forse anche colpevolmente -la Convenzione Europea di collaborazione in materia giudiziaria del 2000 (!) , un mezzo per poter eventualmente contribuire anche a livello di Istituzioni europee al raggiungimento della verità.

Ci avviamo verso il XXXV anniversario (27 giugno) della Strage di Ustica e quasi negli stessi giorni celebriamo il 70° anniversario della Liberazione, la festa della libertà e della democrazia conquistate. Dunque per i parenti di Ustica metà del percorso democratico del Paese e della loro vita è stato dedicato alla ricerca di una verità dovuta.

Voltare pagina vuol dire anche onorare tutti questi valori.