Da Monteverde Vecchio, a Roma, fino alla Terra di Mezzo. Eric Salerno nel libro Dante in Cina (Il Saggiatore, pp. 260, euro 21) narra una storia straordinaria in grado di toccare tanti temi quante le evoluzioni del protagonista, Eugenio Zanoni Volpicelli (nato a Napoli nel 1856 e morto a Nagasaki nel 1936). Si tratta di un personaggio dalle mille sfaccettature, mandarino di quarta classe in Cina, primo straniero impiegato presso le dogane cinesi, poi console a Hong Kong, ma anche scrittore prolifico di geopolitica e storie di guerre – seppure con pseudonimo, grande appassionato e studioso (e ovviamente anche autore di saggi) di weiqi, conosciuto anche come go. Un «raccoglitore di informazioni», come si definì lui stesso, comprese quelli di carattere militare, strategico, quasi spionistiche.

VOLPICELLI, a cercare nella memoria, pare avere un suo simile solo in un altro pazzesco personaggio quasi coetaneo: solcò le terre orientali negli stessi suoi anni, ovvero quel Edmund Backhouse raccontato mirabilmente da Hugh Trevor-Roper ne L’eremita di Pechino (Adelphi).

Ma Salerno non è da meno e intreccia la storia biografica di Volpicelli alle vicende cui ha assistito, forse uno dei periodi più affascinanti seppure disastrosi e umilianti per il Celeste Impero. Volpicelli assiste al disintegrarsi dell’ultima dinastia cinese, all’attività predatoria dei paesi stranieri – e in questo senso, specie da console di Hong Kong, avrà modo di criticare il consueto «imperialismo straccione» italiano.

Poi, ancora, la rivolta dei Boxer: Salerno pone le attività di Volpicelli in un contesto storico necessario per comprendere la peculiarità – nonché i misteri – della vita di questa persona che – infine – tradusse Dante e perfino Beccaria, Dei Delitti delle pene, in cinese. Ma non solo, perché nella sua instancabile attività di scrittura partorì anche alcuni testi sulla lingua cinese di grande prestigio.

A PROPOSITO DI BECCARIA: nel 2014 si sono celebrati i 250 anni della pubblicazione della sua opera. All’epoca, in Cina, l’ambasciatore italiano Alberto Bradanini ha cercato in ogni modo di recuperare la traduzione del Volpicelli. Sentito proprio in occasione dell’uscita del libro di Salerno, Bradanini ha confermato di non aver trovato quella preziosa edizione.

Nel volume, Salerno si dimostra grande interprete perché riesce a tenere a freno l’incredibile quantità di cose fatte da Volpicelli, la cui biografia sembra non avere limiti. «Vegetariano integralista, maniaco dell’esercizio fisico, appassionato di testi esoterici, studente modello del Collegio Cinese L’Orientale, nel 1881 Volpicelli lascia la città natale alla volta dell’Oriente. È un uomo coltissimo, scaltro, poliglotta, sempre in viaggio: si sposta in canoa per i fiumi della Cina, in treno sulla Transiberiana, in nave verso gli Stati Uniti e in motonave per tornare in Italia; si guadagna una laurea in ginecologia e l’odio del governo britannico; affronta pirati e incontra missionari francescani, alterna visite ai templi e colazioni nei salotti di notabili e intellettuali».