Trentamila licenziamenti «per ridurre i costi della transizione all’auto elettrica e poter competere con Tesla». L’idea-shock è di Herbert Diess, amministratore delegato del Gruppo Volkswagen, che ieri ha preannunciato al Consiglio di Sorveglianza il maxi taglio della forza-lavoro del colosso di Wolfsburg. Immediata la reazione del sindacato Ig Metall che ha definito «assurdo e senza fondamento» il piano del Ceo di Vw. La presidente del Consiglio di Fabbrica, Daniela Cavallo, dopo l’indiscrezione pubblicata dal quotidiano economico Handelsblatt ha preteso spiegazioni immediate: «il Comitato esecutivo del Gruppo chiarisca subito che non c’è alcuna ipotesi di taglio dei posti di lavoro negli impianti Vw», riporta la Frankfurter Allgemeine Zeitung.

DA QUI LA SEMI-SMENTITA dei più stretti collaboratori di Diess secondo cui la proposta «non è all’ordine del giorno anche se bisogna ridiscutere il capitolo dei costi e della capacità delle nostre fabbriche». Sulla stessa linea anche Michael Manske, portavoce di Vw, convinto che il Gruppo debba risolvere il nodo della «bassa competitività dello stabilimento di Wolsfburg alla luce dei nuovi concorrenti affacciati sul mercato dell’auto elettrica». Tradotto, significa che la Vw intende competere con Tesla (più avanti nella ricerca e sviluppo dei motori elettrici) anzitutto tagliando i posti di lavoro dei dipendenti anziché puntare sui massicci investimenti nelle nuove tecnologie, con buona pace del governo Merkel che ha investito oltre sei miliardi di euro per implementare la svolta verso la mobilità sostenibile. Soldi pubblici, proprio come la Volkswagen la cui proprietà è per il 20% nelle mani dello Stato della Bassa Sassonia.

«Al momento non ci sono scenari concreti per i tagli» è la retromarcia ribadita ieri come un mantra dai dirigenti del Gruppo; eppure la «proposta indecente» di Diess coincide come un calco con il piano di «lacrime e sangue» annunciato lo scorso 14 marzo, basato su 5 mila licenziamenti, il pensionamento dei lavoratori nati nel 1964 e il pre-pensionamento di almeno 900 dipendenti della classe 1959-1960. Allora l’obiettivo dichiarato di Vw era di abbassare del 5% i costi di produzione entro il 2023, ma oggi a sentire il Consiglio di amministrazione non basta più «per colpa dell’accelerazione del processo di elettrificazione dell’automotive e della crescente concorrenza di Tesla che ha stabilito nuovi standard produttivi in Germania».

Esattamente quest’ultimo aspetto è il vero incubo dei dirigenti dell’«Auto del Popolo» dopo che nella nuova «Gigafactory» di Grünheide (comune di 7.800 abitanti nell’hinterland di Berlino) Elon Musk ha completato la catena di montaggio con la previsione di cominciare a costruire i primi veicoli già entro la fine di dicembre. In particolare per Vw risulta impossibile eguagliare i tempi di assemblaggio del suo modello «ID-3» oggi pari a 30 ore con le 10 ore che Tesla impiega per costruire la «Model 3»: la sua diretta concorrente.

Conti alla mano vuol dire fino a 10.000 automobili alla settimana e il doppio della capacità massima di tutti i costruttori tedeschi messi insieme. In più Musk impiega solo 10.000 lavoratori per costruire 500.000 veicoli mentre a Vw ne servono 25.000 per 700mila auto.

COSÌ A PAGARE IL PREZZO della sfida con Tesla alla fine saranno gli operai tedeschi, nonostante Vw nel 2020 abbia fatturato ben 222,8 miliardi di euro e tutti i marchi del Gruppo riflettano la crescita mai rallentata neppure dal «Dieselgate»: dalla spagnola Seat fino alle italiane Lamborghini e Ducati appartenenti alla controllata Audi. Mentre Vw prova a giustificare gli «eventuali licenziamenti» in nome del progetto «Trinity» che «nel 2025 rivoluzionerà l’impianto di Wolfsburg e garantirà i posti di lavoro a lungo termine».

IN ATTESA DELLA TRINITÀ made in Volkswagen, però, non si spengono i riflettori su Diess che «negli ultimi anni è entrato in un conflitto con il Consiglio di Fabbrica di Vw che ha quasi portato alla sua espulsione. E il ribollire del dibattito sui tagli ha molto a che fare con la tempistica: il 12 novembre infatti si riunirà il Consiglio di Sorveglianza per decidere gli investimenti per i prossimi anni», precisa non a caso la Faz.