Il 21 ottobre 1975 Pier Paolo Pasolini si trovava a Lecce per partecipare in qualità di relatore al corso di aggiornamento per docenti organizzato dal ministero presso il liceo classico Palmieri. La sessione di lavoro verteva sul tema «Dialetto e scuola» era stata ideata e organizzata da Antonio Piromalli all’epoca ispettore centrale del ministero impegnato a condurre un’opera di rinnovamento delle didattiche disciplinari. «Nell’arco di pochi anni, si scrive nelle note introduttive, metteranno in piedi una fitta rete di relazioni e incontri coinvolgendo per la prima volta, in qualità di «formatori» dei docenti , personaggi tra i più significativi della cultra italiana: Mario Sansone, Giuseppe Petronio, Giuliano Manacorda, Giorgio Barberi Squarotti, Alberto Asor Rosa, Ettore Mazzali, Bruno Maier, Pier Paolo Pasolini, Ruggero Jacobbi e molti altri» (iniziativa peraltro cancellata poco dopo dal ministero). Ancora dalle note introduttive: «È interessante notare come l’attività dell’Aggiornamento Insegnanti e Metodi guidata da Piromalli, sua iniziata nel 1968 e sia nei fatti decretata finita nel 1976 . Dunque, in questo piccolo, ma turbolento arco di anni, si è letteralmente consumata un’esperienza intellettuale e formativa irripetibile che avrà come conclusione nei fatti proprio l’incontro didattico con Pasolini, da ciò Piromalli nella sua severità e coerenza intellettuale prodondamente cambiato».
Il resoconto dell’intervento di Pasolini diede origine al libro Volgar’eloquio con l’introduzione di Antonio Piromalli ora nella nuova edizione a cura di Fabio Francione (edizioni del Fondo Piromalli, 15 euro on line www.antoniopiromalli.it). Per volontà di Pasolini la relazione si tenne in forma di dibattito preceduta dalla lettura del suo più recente articolo apparso sul Corriere dal titolo: «Abolire la scuola dell’obbligo e la televisione». Il libro riporta il serrato dibattito tra il poeta , gli studenti e i professori (e nella riedizione sono stati ricostruiti i nomi di tutti gli autori degli interventi, risalendo alle registazioni dell’epoca). Risponde Pasolini al docente Gustavo Buratti che sottolineando come l’italiano sia la materia più selettiva e discriminatoria gli chiede quali potrebbero essere le sue proposte al di là di quella già interessante di abolire la scuola ovvero cosa dovrebbe fare una scuola diversa? «Fino a dieci anni fa, risponde Pasolini, l’Italia aveva una cultura pluralistica che in realtà non esisteva in quanto cultura italiana, una vera e propria astrazione, una cultura imposta dall’alto, dai piemontesi con l’Unità e poi attraverso una specie di mozione che non so chi l’abbia fatta, che ha imposto all’italiano il fiorentino, semplicemente perché il fiorentino aveva una tradizione letteraria scritta (…) il vero problema di oggi non è tanto il fatto che ci sia un pluralismo linguistico e culturale, il vero problema di oggi è che questo pluralismo linguistico tende ad essere distrutto e omologato attraverso quel genocidio di cui parla Marx e che viene compiuto dalla civiltà consumistica che ha un grande strumento di diffusione che è la tv (…)» Bisognerebbe, diceva, dare un nove a un tema in cui ci sia una contaminatio tra italiano e dialetto – e dare tre a chi parla come Mike Bongiorno». Novità della riedizione è anche la parte dedicata alla visita nella Grecìa. Il corso proseguì infatti nel pomeriggio con una visita a Calimera paese di lingua e cultura grecanica per ascoltare i canti tradizionali. Il libro contiene una serie di fotografie, come qulla di copertina, scattate in quell’occasione da Antonio Tommasi. Pasolini era già stato a Calimera e a Martano nel ’50-60 per curare i testi del documentario Stendalì – Suonano ancora di Cecilia Mangini. In questa occasione incontra esperti musicisti e cantori popolari, come Cosimino Surdo.