Si susseguono ormai con puntuale sadismo allarmi ed emergenze, annunci di nuove crisi e ribaltamenti di scenari politici. Quello che eravamo abituati a definire, sostanzialmente dalla fine della seconda guerra mondiale, come Sistema, oggi pare ormai incapace non solo di rigenerarsi, ma ancor meno di tenere una posizione ferma attorno a quei principi che fino a pochi anni fa erano ritenuti fondanti delle nostre comunità. La precarietà delle nostre esistenze, che per certi versi a lungo è stata occultata da un’organizzazione di Stato e di Mercato, ora è davanti ai nostri occhi con tutta la sua crudezza, antecedendo ogni altro problema seppur fondamentale.

Tornare a noi stessi è una pratica che per alcuni si svolge in una chiusura ossessiva, per altri in un’apertura che sia in grado e che abbia la forza di spostare lo sguardo alleggerendo e chiarendo: un duplice movimento quanto mai salutare. In tal senso sembra muoversi l’allegro libretto di Marco Belpoliti, La strategia della farfalla (Guanda, pp. 144, euro 12), che in un’epoca o forse, ancor meno, in un periodo tanto confuso, ci racconta con erudizione e abilità narrativa di quel mondo organizzato e strutturato che è quello degli insetti.

Di quel mondo cioè, che prima di noi viene e che probabilmente anche dopo di noi rimarrà. Non un libro di un entomologo, dichiara subito Belpoliti, ma anche – si potrebbe aggiungere – non un libro sugli insetti. In realtà si tratta di un qualcosa che ha a che vedere con gli umani che, distratti dalla propria presunta superiorità dell’essere mammiferi, ora si ritrovano in un mondo divenuto piccolissimo, eppure spersi. Gli umani come scarsi imitatori di quei congegni di organizzazione, di godimento e di filosofia esistenziale che gli insetti sembrano in grado di mettere a punto con una facilità per noi imbarazzante.

Lo sguardo di Belpoliti si posa dunque su questi piccoli esseri con la medesima abilità con cui abitualmente si posa sulle pagine di Primo Levi (non troppo occulta guida all’interno del volume), di Pier Paolo Pasolini, di Roger Caillois, di Edward O. Wilson o di Vladimir Nabokov.

Un viaggio curioso nel mondo del minuscolo, capace di proteggerci e illuminarci mentre fuori la tempesta imperversa trasformando la quotidianità in un piccolo inferno di disordine emotivo. La tranquilla genialità degli insetti ci illumina così attraverso il filtro dell’autore, che accende lo sguardo aprendo possibili varchi di rassicurazione come di intelligenza.

Con La strategia della farfalla, Marco Belpoliti osserva e legge gli insetti allo stesso modo con cui ci si può avvicinare agli appunti sottili e microscopici di Walter Benjamin oppure alla microscrittura dei manoscritti di Robert Walser, la gioia dell’occhio che non tradisce fatica, ma solo l’entusiasmo per un esattezza che in quanto tale non cela odio e amore, dolore e felicità, vita e morte.
Un libro agile da leggere però con cura perché se lezioni e consigli gli insetti non ne danno (hanno ben altro da fare). Un’indicazione utile possiamo comunque trarla. Perché vedere lontano, è vedere le cose che si fanno piccole, che spesso è meglio di quando si fanno grandi.