Senatore Felice Casson, da magistrato passato alla politica ritiene che quanto accaduto a Milano possa essere inserito in quel clima di delegittimazione della magistratura che c’è da tempo?
«Non in senso stretto. Certamente il fatto di delegittimare una persona o una categoria, ma non solo la magistratura, indebolisce comunque quella figura o quell’organismo, però collegare direttamente l’episodio con il clima di polemiche e di attacchi che ci sono stati mi sembra un po’ esagerato. Si tratta di una vicenda molto specifica, di una situazione drammatica come ce ne sono tante nel nostro Paese che però, fortunatamente, soltanto molto di rado terminano in episodi violenti di questo tipo.

I tribunali, e in modo particolare quelli fallimentari, con l’aggravarsi della crisi si sono trovati a far fronte a una numero sempre maggior di situazioni di bancarotta come quella che stava giudicando ieri…
Purtroppo situazioni di questo tipo si verificano sempre di più e con reazioni diversificate: ci sono casi di violenza su se stessi e purtroppo un aumento piuttosto consistente di casi di imprenditori che si ammazzano. In questo caso si è avuto l’effetto contrario, cioè della violenza rivolta contro l’esterno, verso quello che rappresentava un simbolo, al di là di ogni responsabilità. D’altra parte situazioni di crisi, economica o lavorativa conducono sempre più spesso a fenomeni di lesionismo o di autolesionismo, anche tra i lavoratori.

Il presidente Mattarella ha voluto comunque ricordare l’opera di svalutazione del ruolo della magistratura.
Per carità questo deve essere fatto e ci mancherebbe altro. Però bisogna anche stare attenti a non creare tensioni ulteriori rispetto a quelle già esistenti. Ma al di là di questi casi violenti ai singoli, fa male alle istituzioni, al prestigi delle istituzioni e al modo di lavorarvi all’interno.

C’è secondo lei una voglia di vendetta nei confronti della magistratura?
Da una certa parte della politica certamente sì e ce ne rendiamo conto in qualche caso anche all’interno del parlamento. Basta sentire alcuni interventi che ci sono stati anche di recente in Senato, quando si è parlato di misure sulla giustizia. C’è una sensazione, una voglia quasi di vendicarsi e comunque di mettere la magistratura sotto un controllo più stretto. Però io non vorrei ricollegare tutto questo con l’episodio di violenza accaduto a Milano.

Immagino che il suo riferimento sia alla legge sulla responsabilità civile dei magistrati.
Sì ma non solo. Al di là della legge specifica, anche nelle discussioni generali, come successo di recente sempre in Senato discutendo ad esempio in materia di custodia cautelare, o comunque quando si parla di misure sulla giustizia: ci sono sempre degli attacchi sconsiderati o comunque gratuiti e offensivi nei confronti della magistratura che non portano da nessuna parte.

Si parla di sicurezza nei tribunali, di aumento delle misure di controllo. Alla fine i palzzi di giustizia diventano delle specie di fortezze. Le sembra logico tutto questo? In fondo nei tribunali si esercita la giustizia.
Questo è vero, però non funziona così nella realtà. Mi ricordo che anche quando nell’agosto del 2001 è stata messa una bomba nel tribnale di Rialto e io ero di turno antiterrorimo, chi lo ha fatto ha potuto agire perché i due carabinieri che erano di vigilanza durante la notte dormivano invece di fare il loro lavoro. La vigilanza ci deve essere e deve essere fatta in maniera seria. Purtroppo questo non succede come dimostrano alcune trasmissioni televisive dove è possibile vedere come all’interno del palazzo di giustizia sostanzialmente entra chi vuole e fa quello che vuole. Poi sono d’accordo con lei, non dovrebbe essere così, ma purtroppo i tribunali diventano il centro di smistamento di conflitti e di scontri a volte di natura economica, a volte di natura familiare o addirittura degli scontri sociali.