La scusa è l’arrivo dei francesi di Iliad e le loro tariffe stracciate. Vodafone, il gigante della telefonia, quello della «rete 4G più grande d’Europa», secondo attore sul mercato italiano, annuncia 1.130 esuberi – su 6.500 dipendenti pari al 17 per cento – motivandoli con «il drastico calo dei prezzi per la straordinaria pressione competitiva, in particolare nel segmento mobile, hanno portato ad una forte contrazione di tutto il settore delle telecomunicazioni. Anche per Vodafone l’effetto combinato di questi fattori ha comportato nell’ultimo anno una sensibile riduzione di fatturato e margini», spiega l’azienda.
Ieri mattina Vodafone Italia con il suo amministratore delegato Aldo Bisio ha presentato il piano industriale ai sindacati con la doccia fredda incorporata nonostante l’invito ad «un dialogo per condividere una ridefinizione complessiva del modello operativo e della conseguente riduzione del perimetro organizzativo pari 1.130 efficienze appartenenti a tutte le funzioni aziendali». La società infatti si dice fiduciosa e «auspica, come accaduto in passato, che il dialogo possa proseguire in modo costruttivo con l’obiettivo di individuare quanto prima soluzioni sostenibili per le persone e per l’impresa».
I tagli del personale nel settore telefonia sono all’ordine del giorno. È di solo 10 giorni fa l’accordo dei sindacati con Tim tra Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl telecomunicazioni con Tim che permettono di poter far uscire dall’azienda 4.300 lavoratori nel biennio 2019-2020, utilizzando lo strumento «isopensione» della legge Fornero e per altri 314 dipendenti utilizzando «quota 100». Vodafone sostiene di «mantenere costante la propria strategia di investimenti in Italia e di differenziazione basati sulla superiorità di rete, la qualità del servizio e l’accelerazione sul digitale» ma «la spinta verso modelli di business più agili e digitali rende necessaria una revisione dell’organizzazione e una radicale semplificazione del modello operativo per continuare ad investire, garantire la sostenibilità futura e tornare a crescere». Tradotto: tagli ai costi, primo fra tutti il personale.
«In forza dei passati accordi con Vodafone, per quanto ci riguarda non c’è motivo alcuno per dichiarare esuberi», reagisce Riccardo Saccone, segretario nazionale Slc Cgil. «Siamo disponibili a un confronto ampio per verificare la possibilità di percorsi di riconversione professionale e di efficientamento, ma non c’è spazio per azioni traumatiche ed unilaterali. Insieme a tutto il coordinamento delle Rsu valuteremo con attenzione cosa ci dirà l’azienda nel prosieguo del confronto e come sempre decideremo con i lavoratori il miglior percorso», conclude Saccone.
«Partiamo dall’accordo di giugno che parlava di riqualificare professionalmente e sostenere l’occupazione: dobbiamo trovare, come si è detta disponibile anche l’azienda, soluzioni non traumatiche. Se si chiamerà cassa integrazione, solidarietà o altro lo vedremo in itinere», commenta arrendevole Alessandro Faroni di Fistel Cisl.
«Non sono ancora esuberi, siamo di fronte alla necessità di una serie di efficientamenti. E chiediamo che siano gestiti con strumenti condivisi», gli fa eco Pierpaolo Mischi, segretario nazionale della Uilcom Uil. «L’accordo scritto con l’azienda a giugno 2018 parlava di percorsi condivisi. Noi chiediamo che si prosegua in questa direzione, ma manca un vero piano industriale, punto di partenza per condividere alcuni processi, a cominciare dalla formazione e riprofessionalizzazione delle persone e dall’insourcing di attività», chiude Mischi.