Per insondabili motivi la costruzione di classifiche e graduatorie, con pantheon più o meno personali, è tanto connaturata all’ambiente di appassionati e professionisti del teatro d’opera quanto fatalmente esercizio parziale, aleatorio e in fin dei conti futile. Forse una cantante sola è stata capace di mettere d’accordo le sensibilità più diverse: Christa Ludwig, che si è spenta sabato scorso nella sua casa di Klosterneuburg in Austria, all’età di 93 anni dopo una vita e una carriera formidabili.
Scompare il più importante mezzosoprano del secondo novecento e probabilmente la cantante tecnicamente più completa e vocalmente dotata che abbia calcato le scene per quasi mezzo secolo, sfidando appunto qualsiasi classifica. Fu sua madre, il contralto Eugenie Besalla a volere che Christa nascesse a Berlino nel 1928, ma la figlia crebbe poi a Aachen, finché la madre non si separò dal padre, il tenore viennese Anton Ludwig. La carriera del canto, con la madre Eugenie a fianco come insegnante, nata come un destino dovette sembrare anche una risorsa pratica per affrancarsi economicamente dalle pesanti ristrettezze belliche e del dopoguerra.

L’ASCESA FU RAPIDA, dal debutto nel 1946 come Principe Orlowsky in Die Fledermaus di J. Strauss all’approdo nella capitale mitteleuropea della musica, Vienna, dopo qualche breve stagione nei teatri di Darmstadt e Hannover. Sostenuta da Karl Böhm, che insieme a Karajan e Bernstein il mezzosoprano indicava come tra gli incontri decisivi per il suo sviluppo artistico, Christa Ludwig entrò all’Opera di Vienna, dove nel 1955 debuttò come Cherubino (scelto anche per il debutto a New York nel 1959) e dove conobbe il primo marito, il baritono Walter Berry. A Vienna rimase per 35 anni, cantando 769 recite in 42 parti diverse. Voce morbida e ampia, dalla proverbiale omogeneità, Crista Ludwig univa una musicalità naturale a una tecnica vocale ferratissima e vantava una presenza scenica disinvolta, capace di adattarsi con versatilità a parti brillanti come drammatiche.

PARTECIPANDO AL FERVORE artistico della ricostruzione, da Vienna e Salisburgo, Ludwig partì alla conquista dei teatri europei, come Dorabella e Cherubino mozartiani, nelle opere di Strauss, in occasionali titoli contemporanei, nel repertorio francese di Massenet e Saint Säens, ma affrontando con classe anche il repertorio italiano, dalle verdiane Eboli e Amneris fino a una felicissima Adalgisa in Norma di Bellini incisa con Maria Callas nel 1960. Resta inarrivabile la sua Leonore nel Fidelio di Beethoven, in scena ma anche in disco con Klemperer, parte sopranile cantata con sensazionale sicurezza, come accadrà per la luciferina Lady Macbeth verdiana, la Marescialla nel Rosenkavalier di Strauss, raggiunta dopo essere stata uno spavaldo Octavian e la Tintora nella Donna senz’ombra di Strauss. Due opere a Bayreuth e tanto Wagner a Vienna e al Met: Ortrud in Lohengrin, Brangäne in Tristan und Isolde, Fricka nel Ring e Kundry in Parsifal, tutte testimoniate dal disco. Attentissima alle condizioni della sua voce, amante degli abiti eleganti sulla scena e dei piaceri di una vita lussuosa, Christa Ludwig ha saputo fondere l’allure da diva con la tempra raziocinante e pratica della donna del suo tempo.

CONCERTISTA dalla sensibile paletta coloristica, ha lasciato testimonianze superbe nelle esecuzioni di J.S. Bach e dei lieder di Schubert, Wolf, Brahms e Mahler, anche rivisitato magnificamente insieme a Leonard Bernstein, che le regalò in età matura la più spassosa interpretazione nell’opera del XX secolo, la Vecchia Signora nel Candide.