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Vladimir Zhirinovskij, l’estrema destra nemica di ieri e che oggi piace a Putin

Vladimir Zhirinovskij, l’estrema destra nemica di ieri e che oggi piace a PutinVladimir Zhirinovskij e Putin – Ap

Russia Morto il leader del partito liberal democratico

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 7 aprile 2022

Due mesi fa, nel suo ultimo intervento alla Duma, Vladimir Zhirinovskij aveva predetto l’imminente ingresso delle forze armate dentro i confini dell’Ucraina. «Mi piacerebbe affermare che il 2022 sarà l’anno della pace. Ma amo la verità. È da settant’anni che dico soltanto la verità. Il 2022 non sarà un anno di pace. Sarà l’anno in cui la Russia tornerà grande». Non proprio un appello a fermare le armi.

Alla guida del partito Ldpr, liberal democratico nel nome, tenacemente populista nelle parole e nei fatti, Zhirinovskij chiedeva da decenni di riportare Kiev sotto il più rigido controllo del Cremlino. Anche a costo di una operazione militare. Tant’è che davanti ai colleghi in Parlamento aveva indicato una data per l’inizio dell’invasione: il 22 febbraio, alle quattro del mattino. La guerra è cominciata quarantotto ore più tardi. Dopodiché Zhirinovskij è scomparso dalla vita pubblica, costretto dal coronavirus in una clinica a Mosca, la stessa in cui l’altra notte è mancato, a settantacinque anni di età.

POPOLARE, controverso, oltraggioso: in un certo senso Zhirinovskij è stato il simbolo di un’epoca di grandi libertà cominciata con Boris Eltsin negli anni Novanta e chiusa quaranta giorni fa da Vladimir Putin con l’assedio a Kiev e con leggi che limitano pesantemente i diritti individuali.

In quella stagione che pare oramai conclusa Zhirinovskij ha speculato e si è arricchito facendo del suo nome un marchio per vendere vodka, birra, kvas, sigarette e acqua di colonia; ha seminato tesi reazionarie con una bulimica produzione giornalistica, accademica e letteraria; e ha costruito e mantenuto per trent’anni un movimento nazionalista in grado anche di correre alle presidenziali.

«Era un politico esperto, un uomo energico e aperto, un eccezionale oratore e polemista, ed è stato il fondatore e il leader inflessibile di uno storico partito», ha ricordato ieri Putin, secondo il quale Zhirinovskij «ha sempre difeso la posizione patriottica e gli interessi della Russia di fronte a chiunque e nelle discussioni più importanti». Il riconoscimento postumo, al di là della retorica, mostra quanto la linea politica del Cremlino si sia piegata verso quella che pochi mesi fa era la destra estrema, una fazione a cui l’élite aveva attribuito negli anni passati tratti grotteschi e anche mostruosi.

Oggi Putin in persona vede in Zhirinovskij uno strenuo sostenitore della causa russa. Mai le loro posizioni erano state così vicine, almeno nel dibattito pubblico. È uno dei segnali di cui tenere conto quando si pensa al futuro del paese.

ALLA TENDENZA contribuisce anche il progressivo aumento delle sanzioni imposte alla cerchia di Putin dall’Unione europa e dagli Stati Uniti. Joe Biden, ha parlato di «crimini di guerra» per le azioni dell’esercito russo in Ucraina. Il dipartimento del Tesoro ha approvato nuove misure economiche che colpiscono da una parte grandi istituzioni finanziarie, come Sberbank e Alfabank, i cui beni all’estero saranno congelati, e dall’altro l’enclave del Cremlino. Come le due figlie di Putin, Maria ed Ekaterina, la moglie del ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, l’ex presidente Dmitri Medvedev, il premier, Mikhail Mishustin, e il responsabile della Giustizia, Konstantin Chuychenko.

In Europa alcuni osservatori ritengono che l’isolamento economico e tecnologico possa riportare la Russia agli standard di vita degli anni Ottanta, e quindi alla fase terminale dell’esperienza sovietica. A Mosca, ufficialmente, dicono che l’effetto delle sanzioni è sotto controllo, citando anche la ripresa del rublo, che negli ultimi giorni ha riguadagnato terreno sul dollaro e sull’euro dopo le pesanti perdite registrate all’inizio della guerra. Molto dipenderà proprio dalle condizioni di un eventuale accordo fra russi e ucraini.

«Prima o poi saranno necessari provvedimenti su gas e petrolio», ha detto da Bruxelles il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Una soluzione rapida del conflitto potrebbe evitare, o quantomeno rallentare, un passaggio che al momento pare sempre più probabile, e che avrebbe conseguenze gravi sulla stabilità della Russia.

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