Metti una città allo sbando – Roma – travolta da vizi, scandali e politici corrotti e percorsa da reti di organizzazioni criminali che si spingono oltre confine. Specialità, il riciclaggio di denaro sporco. Metti un Maggiore della Guardia di finanza (Claudio Gioè) deciso a infiltrarsi dentro il nido di vipere per scoprire chi ha indotto il fratello (Fausto Sciarappa), a capo di un’azienda in crisi e finito nelle mani degli strozzini, a suicidarsi. Aggiungi un contorno di avvocati senza scrupoli, rampolli e nobili della Roma bene disposti a investire denaro in paradisi fiscali (siamo in zona Panama Papers).
Ciliegina sulla torta una dark lady a tutto tondo (Gabriella Pession), caschetto nero ed eleganza algida. Una giovane mente raffinatissima, la contabile della banda, capace di lavare il denaro sporco all’estero e di cui, inevitabile, il Maggiore una volta infiltrato fingendosi affarista di pochi scrupoli, si innamorerà perdutamente. E poi c’è il Rosso, il cattivo che più cattivo non si può (ne è consapevole anche l’attore che lo interpreta, Antonio Gerardi: «mi faccio quasi vergogna nel rivedermi…»), cane da guardia dei poteri forti, che tiene il busto del Duce sulla scrivania non perché «nostalgico» ma perché, «ci vede il futuro». L’altra faccia della mafia: l’avvocato colleziona quadri di arte contemporanea, lui – oltre a minacciare e uccidere con i suoi sgherri – ha messo in piedi un traffico di borse false…
Ci sono tutti gli ingredienti per grandi ascolti, eros e thanatos compreso, in Il sistema, nuova fiction di Raiuno, sei puntate in prima serata a partire da lunedì 18 aprile, la cui lavorazione si è tenuta mentre sulle pagine dei giornali teneva banco lo scandalo di Mafia capitale: «ma noi abbiamo cominciato a girarla quattro mesi prima – sottolinea Paola Lucisano insieme a Fulvio e Rai Fiction produttori della serie. Inseguimenti, storie e intrighi nei palazzi della città eterna con una trasferta a Istanbul – «ma è stata in forse fino all’ultimo, complice la situazione internazionale». Manca l’adrenalina che percorre il rinascimento seriale dei prodotti made in Usa, ma siamo in prima serata Rai e non ci si espone oltre una certa soglia…
Sforzo produttivo comunque non indifferente, 60 attori tra principali e secondari, 2 mila generici, 112 stuntman e sostegno della Guardia di Finanza, che ha dato la sua consulenza al regista – Carmine Elia e ai due sceneggiatori della storia, Sandrone Dazieri e Walter Lupo. Autori che hanno attinto dalle cronache: «Sì, nella trama ci sono allusioni ai fatti accaduti a Roma – sottolineano i due autori. Ma l’altra scelta che abbiamo fatto è stata quella di mostrare la criminalità e i suoi traffici non come un mondo a parte, ma come una pianta infestante che inondava (e inonda) Roma e l’Italia con i suoi viticci e e le sue radici infette».
Claudio Gioè – il protagonista – definisce il suo personaggio: «Un uomo determinato che non ha paura, va avanti per la sua strada mettendosi a servizio dello stato, per lui l’onestà viene sopra ogni cosa». Dazieri e Lupo giocano però a mescolare le carte, non ci sono eroi senza macchia e paura che risulterebbero narrativamente noiosi. Quindi i «buoni» sono: «fragili, sbagliano per amore o per odio, perdono la pazienza, tradiscono, cadono e si rialzano». Così come i «cattivi»: Daria la contabile fredda e all’apparenza cinica ha un privato ingombrante – è stata l’amante del fratello suicida del Maggiore e deve gestire la malattia terminale del padre. Un personaggio, una donna, spiega Gabriella Pession: «Che in maniera inconsapevole si perde, entrando in uno di questi sistemi caratterizzato da sete di potere, ambizione e maschilismo».