La battaglia diventa legale. E sarà lunga. Il controllo di Tim passa dalle tastiere delle borse agli studi degli avvocati e presto alle aule di tribunale tra Vivendi e il fondo americano Elliott, salito ieri all’8,84 di azioni di Telecom.
Sarà depositato oggi il ricorso d’urgenza di Telecom Italia contro l’integrazione da parte dei sindaci dell’ordine del giorno dell’assemblea del 24 aprile con le proposte del fondo Elliott. Il ricorso è stato deciso dalla maggioranza dei consiglieri (in quota Vivendi), con la contrarietà di quelli espressione di Assogestioni. Intanto Vivendi, che appoggia la decisione di ricorrere al giudice contro la mossa dei sindaci, sta valutando se proporre o meno un proprio ricorso autonomo.
La risposta di Elliott non si è fatta attendere: «Nel suo ultimo assalto ai diritti degli azionisti, il cda di Telecom Italia, spalleggiato dal suo principale azionista Vivendi, sta adesso sfidando la recente decisione del collegio sindacale. Gli azionisti dovrebbero vedere questa mossa per quello che è: un altro cinico tentativo di Vivendi di evitare di rendere conto e ritardare il voto degli azionisti», si chiude la nota.
La guerra contro Vivendi è tornata dunque senza quartiere. E, ormai è chiaro, unisce il fondo Elliott a tutto il gotha del capitalismo italiano o di quello che ne rimane.
Basta scorrere i nomi dei consiglieri proposti dal fondo americano per rinnovare il cda: dall’ex ad di Enel Fulvio Conti, all’attuale commissario di Alitalia Luigi Gubitosi, passando per l’ex ad di Alitalia Rocco Sabelli.
In vista dell’assemblea del 4 maggio, qualora fosse invece necessario rinnovare tutto il board, Elliott ha depositato entro la mezzanotte di ieri la sua lista di dieci nomi: una serie impressionante di manager ad ampio raggio. Si va dal braccio destro e possibile successore di Sergio Marchionne in Fca Alfredo Altavilla, all’ex ad di ThyssenKrupp a Terni e attuale consigliera indipendente in Snam Lucia Morselli. Si aggiungono agli altri sei candidati della lista sono gli stessi che Elliott ha proposto come sostituti dei consiglieri di Vivendi.
Centrale e decisiva è poi la figura dell’attuale amministratore delegato, l’israeliano Amos Genish, manager con una lunga esperienza in Brasile prima con una start up sulla banda larga da lui fondata e poi in Telefonica e infine in Vivendi. Proprio Bollorè e il suo ad Guy de Puyfontaine l’hanno chiamato a luglio scorso a risollevare Telecom dopo l’infelice parentesi di Flavio Cattaneo. Anche Elliott ha più volte dichiarato che confermerebbe Genish e il suo piano.
Per difendersi dall’attacco che vede chiaramente la figura di Silvio Berlusconi dietro le quinte, Vivendi ha pronto un blind trust al quale conferire quasi il 20 per cento delle azioni detenute in Mediaset. La mossa serve per aggirare l’intimazione di Agcom a scegliere tra la partecipazione in Tim e quella nel Biscione: attendere l’esito della battaglia in Tim per poi decidere se andare all’assalto di Mediaset.