E’ stata un’estate problematica, le nostre campagne hanno sofferto molto. L’Italia, tra nord e sud, ha conosciuto fenomeni estremi moltiplicati ed intensificati per durata e dimensioni. Nel settentrione si sono succedute rovinose grandinate, tempeste, allagamenti, trombe d’aria e si sono verificate a macchia di leopardo ma pressochè ovunque. Nel meridione, il caldo eccessivo oltre che essere soffocante, ha oltrepassato per durata gli anni scorsi con incendi che hanno devastato la penisola ed in particolar modo, le isole maggiori. Si chiama cambiamento climatico, ci dobbiamo fare i conti e ci dobbiamo organizzare.

Noi, popolo degli orticoltori urbani e rurali, degli orti sociali e condivisi, popolo degli orti sinergici, delle «food forest», noi che pratichiamo agricoltura rispettosa del suolo e degli umani. Certamente, anche i nostri orti e giardini, i nostri amati campi hanno subito le conseguenze di questi sconquassi estivi.

Bisogna ripartire. Siamo in autunno e la natura stessa, la stagione corrente, con le temperature che finalmente si abbassano, con le giornate che si accorciano, ci ricorda come possiamo, con intelligenza, lavorando di comune accordo con lei, ripartire e porre le basi per rendere questi nostri fazzoletti di terra, più protetti, più ricchi e davvero biodiversi per attrezzarci alle sfide delle stagioni e degli anni futuri. Per prima cosa, nelle giornate asciutte, raccogliamo quanti più semi possibile, non solo per noi, per la nostra «riserva strategica», per non restare sprovvisti e dovere ricorrere al mercato, ma anche per gli scambi di semi che stanno ricominciando e che offrono, in Italia da circa trenta anni, sementi di ortaggi, aromatiche ma anche fiori sempre più preziosi.

Facciamo talee, preleviamo adesso, preferendo la luna calante, lunghe marze di officinali, rosmarino, salvie, lavande, ma anche di essenze come le ortensie e tutte le specie che per talea si possono riprodurre, asportiamo i getti laterali e con l’aiuto di un tondino di ferro, mettiamo a dimora dove radicheranno in quattro settimane circa.

Possiamo aumentare il nostro patrimonio vegetale in economia, compensando le perdite dovute alle calamità naturali estive e possiamo anche riprodurre in vaso, per altri coltivatori, per scambiare ciò che abbiamo in abbondanza o semplicemente per donare a chi ne necessiti. Non dimentichiamo la divisione per cespi, tante essenze sono ancora più facili da suddividere perché conservano parte delle radici, facciamo margotte, ossia avvolgiamo con sfagno e spago attorno ad un ramo sano e dritto: quando avrà emesso le radichette, potremo tagliare ed avere piante nuove, per gli agrumi ed altre essenze da frutto funziona bene.

Siamo in autunno, adesso è il tempo delle raccolte e della ripartenza. Adoperiamo tutta la nostra intelligenza, sappiamo chi lavora con amore la terra, ripartire significa ricollegarci alle stagioni e porre le basi armoniche per riconnetterci con la terra e le comunità o i singoli che ad essa, più che a qualunque ideologia, fanno riferimento.