A Londra Trump può festeggiare una vittoria: Trevor McFadden, giudice federale nominato da lui, ha bocciato il tentativo dei democratici di fermare, almeno temporaneamente, il presidente dall’usare i fondi del Dipartimento della Difesa per finanziare la costruzione del muro al confine meridionale degli Stati uniti.

Il trasferimento dei fondi tra varie agenzie governative era stato deciso dal presidente per ottenere il budget necessario alla costruzione della barriera con il Messico. Mossa, però, che non era piaciuta nemmeno ai rappresentanti del suo partito che avevano visto male sia la decisione di Trump di andare contro il volere del Congresso, sia il successivo reindirizzamento dei fondi destinati all’esercito. E se al Senato non c’erano abbastanza voti per ribaltare il veto del presidente, c’era la volontà sufficiente per cercare di fermarlo tramite battaglia legale.

A cercare di fermare Trump erano state più che altro le iniziative dei democratici, ma secondo il giudice McFadden, i dem alla Camera non possono, in base alla Costituzione, sollevare obiezioni (come quelle sui fondi per il muro) e portarle in tribunale. Oltre a ciò, ha spiegato il giudice, la corte non vuole entrare in uno scontro tra presidente e Congresso.

«Questo caso riguarda il ruolo appropriato della magistratura nel risolvere le dispute fra due branche del governo federale – si legge nella motivazione fornita da McFadden – Per essere chiari la Corte comunque non implica che il Congresso non possa in nessun caso perseguire il potere esecutivo per tutelare i suoi poteri».

Il portavoce del Dipartimento di Giustizia ha detto, nella sua dichiarazione, che «la Corte ha deliberato giustamente che la Camera dei rappresentanti non può chiedere al giudice di rimettere in discussione decisioni politiche e non può utilizzare giudici federali per realizzare, attraverso la controversia, ciò che non si può raggiungere con gli strumenti che la costituzione dà al Congresso».

Al momento non ci sono state reazioni ufficiali da parte della speaker democratica alla Camera, Nancy Pelosi, maggiore antagonista di Trump che sul muro ha ingaggiato col presidente un braccio di ferro che va avanti da mesi. The Donald a febbraio aveva annunciato la volontà di dichiarare un’emergenza nazionale per dirottare miliardi di dollari per la costruzione al confine, presentando un piano da 2,5 miliardi, mentre il Congresso ne aveva stanziati solo 1,375.

I dem alla Camera hanno, in risposta, presentato numerose cause legali per sfidare il piano dell’amministrazione e il mese scorso un giudice federale della California aveva temporaneamente bloccato la Casa bianca dall’iniziare la costruzione di sezioni di barriere alla frontiera, che sarebbero state finanziate con un miliardo di dollari “sottratto” al programma del Defense Department’s drug interdiction program, un programma che coinvolge la guardia nazionale e i cui fondi devono essere utilizzati per un’altra famosa guerra repubblicana, quella alla droga.

I democratici hanno subito sostenuto che, poiché il Congresso ha scelto esplicitamente di non concedere all’amministrazione i soldi che Trump voleva per la costruzione del muro, il piano di Trump di usare fondi destinati ad altro, violava la clausola sugli stanziamenti della Costituzione e altre leggi federali.

Ma la Costituzione è spesso soggetta a interpretazioni e il Dipartimento di Giustizia ha sostenuto che l’amministrazione stava usando processi che il Congresso aveva già approvato e che conferivano flessibilità all’esecutivo in questo tipo di situazioni.

Non si vede, ora, che altro potrebbero fare i democratici se non guardare il muro mentre viene costruito, mentre Trump da Londra ha rincarato la dose annunciando di voler andare avanti con l’imposizione di dazi sulle importazioni messicane, sempre come parte del suo sforzo per arginare il fantomatico flusso di migranti, definendo folli i repubblicani che potrebbero tentare di fermarlo.