«Rifletto da tempo sul problema delle migrazioni in chiave globale. Siamo all’interno di un sistema economico-finanziario mondiale che permette a pochi di diventare sempre più ricchi a spese di molti morti di fame. Oggi circa il 20% della popolazione, un miliardo di persone su sette, consuma l’86% delle risorse. E soprattutto questo 20% ha in mano i soldi e può gestire il lavoro. Chiaro quindi che le persone vanno lì dove c’è la possibilità di avere una vita migliore. E’ il sistema che spinge la gente a migrare. Il paradosso, anzi il dramma, è che le merci possono passare ovunque, invece le persone no, anche se, ripeto, è lo stesso sistema che le obbliga a spostarsi con il miraggio di una vita migliore. Allo stesso tempo si innalzano muri, come quello tra Stati uniti e Messico, oppure tra Israele e Palestina, o tra la Grecia e la Turchia, muri che servono a bloccare l’arrivo dei migranti. E dove questo non è possibile, come in mare, si provvede in altro modo, con le missioni Frontex che servono a bloccare l’arrivo dei barconi carichi di disperati. Sono le contraddizioni di questo sistema, che da una parte ti obbliga a migrare e dall’altra ti blocca alle frontiere.

Frontiere pericolose. Padre Alex Zanotelli, secondo dati dell’Oim. l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, il 2013 è stato l’anno che ha fatto registrare il maggior numero di vittime tra i migranti. In particolare al confine tra Stati uniti e Messico e nel deserto dell’Africa occidentale, lungo la rotta che porta fino in Libia.

Sì, specie in Africa i morti sono tantissimi. Ritengo che le vittime del Mediterraneo siano molte di più delle 20mila di cui si parla. Secondo alcuni studi tra il 2004 al 2008 sarebbe 42 mila, quindi possiamo immaginare che realisticamente più di 50 mila persone siano affogate nel Mediterraneo. Senza contare quanti sono morti attraversando il deserto del Sahara. E’ un vero disastro quello che avviene in quella zone.

Si fugge dalla fame, ma anche dalle persecuzioni. Il 2013 è stato anche l’anno in cui, stando ai dati forniti dall’Unhcr, si è registrato il maggior numero di profughi.

C’è praticamente un intero continente, l’Africa, in fuga. In Sud Sudan c’è una guerra civile in atto, così come in Centrafrica. Gente che scappa da tutte le parti a causa della guerra o della fame. Da questo punto di vista davvero il 2013 è stato un anno estremamente pesante. Ricordiamoci che abbiamo tutto il Nord Africa per aria: dall’Egitto, che sta vivendo un momento difficile, alla Tunisia, alla Libia. E poi il Mali, il Nord Nigeria, il Niger, Ciad, Darfur, e ancora l’Eritrea con una dittatura che l’Italia sostiene. Sono tutte zone di una fragilità incredibile, dalle quali le persone fuggono e nessuno riuscirà a fermarle. Uomini donne e bambini che arriveranno da noi, che noi lo vogliamo oppure no.

Eppure a fronte di questi drammi, l’Europa risponde con leggi che limitano sempre più gli ingressi.

Certo, perché si preferisce la difesa dei profitti anziché quella dell’uomo. Ecco il tradimento dell’economia e della finanza mondiale.

Ma è sempre stato così.

Si ma oggi è ancora peggio che in passato, perché a governare l’economia sono le banche il cui unico scopo è il profitto.

Le leggi però le fanno i governi.

E’ inutile parlare dei governi. Chi decide veramente sono le banche, le multinazionali e le realtà finanziarie. I governi sono solo dei paraventi utili a coprire le decisioni vere, che sono quelle economico-finanziarie. La politica è subalterna.

C’è un’ipocrisia che caratterizza l’occidente: chiamiamo «profughi» quanti scappano dalle guerre, ma non appena le stesse persone arrivano in Europa, ecco che diventano «clandestini».

Questo vale soprattutto per l’Italia dove esite una legge assurda, la Bossi-Fini, che non riconosce gli immigrati come soggetti di diritto ma solo come forza lavoro pagata a basso prezzo. E quando non ci serve più la rimandiamo al mittente. E’ la stessa legge che ha introdotto il reato di clandestinità, una cosa gravissima.

Pensa che per quanto riguarda l’immigrazione la Chiesa abbia svolto fino in fondo il suo dovere?

Dobbiamo distinguere, se parliamo di Chiesa italiana oppure no. Su questo tema in Italia la Chiesa semplicemente non c’è stata. Negli ultimi venti anni avrebbe dovuto criticare tutte le leggi sull’immigrazione, dalla Turco-Napolitano che ha introdotto Cpt, i centri di permanenza temporanea per gli immigrati, alla Bossi-Fini, ai decreti emessi da Roberto Maroni quando era ministro degli Interni. La Chiesa italiana avrebbe dovuto fare una critica radicale di questo razzismo di Stato, ma così non è stato. Ringrazio papa Francesco perché è andato a Lampedusa dicendo: «Vengo a risvegliare le vostre coscienze». Dovevano essere i nostri vescovi ad andare a Lampedusa e dire le stesse cose, perché quello che avviene oggi su quell’isola è il risultato delle politiche adottate in questi ultimi venti anni. Da parte della Conferenza episcopale, invece, è mancata questa critica. Ricordiamoci che la Costituzione italiana è stata scritta da profughi ed esiliati politici una volta rientrati in patria dopo il fascismo e cita per due volte il diritto all’asilo politico. Eppure dopo 60 anni di storia repubblicana non abbiamo ancora una legge sul diritto all’asilo politico.