I grillini provano a smarcarsi dall’agenda di Matteo Salvini e uscire dal cono d’ombra mediatico puntando su uno dei loro temi fondativi: l’abolizione dei vitalizi per i parlamentari. Le cose non sono così semplici, però. Ne viene fuori una giornata convulsa, caratterizzata da scontri in parlamento e polemiche interne, proprio nel giorno della visita romana di Beppe Grillo.

L’iniziativa sui vitalizi è affidata al presidente della camera Roberto Fico, che all’ufficio di presidenza di Montecitorio ha presentato il testo della delibera sul ricalcolo degli assegni mensili agli ex deputati. Gli risponde la presidente del senato Elisabetta Alberti Casellati, berlusconiana eletta anche coi voti del M5S. Da Washington, dove si trova in missione, Casellati esprime dubbi circa la tangibilità dei «diritti acquisiti». I 5 Stelle a questo punto insorgono. Anche se Fico abbassa i toni e nega che sia in corso un conflitto istituzionale, Luigi Di Maio non esita a definire i vitalizi «privilegi rubati, che non possono esistere con il nostro governo». Di Maio fa un po’ di confusione, visto che è almeno dai tempi di Montesquieu che l’esecutivo non disciplina il funzionamento del potere legislativo. Ma alla sua posizione si accoda la Lega. A sostegno del provvedimento arriva Matteo Salvini: «Qualche ex parlamentare farà ricorso per difendere il suo privilegio? – dice il leader leghista – Che faccia tosta».

La prova che il trattamento economico degli eletti sia materia controversa arriva però da dentro al M5S. Mentre polemizzano con Casellati, i grillini annunciano «un nuovo regolamento per i portavoce». Il codice di condotta arriva dopo le inadempienze di alcuni parlamentari nella scorsa legislatura e riguarda anche consiglieri regionali e parlamentari europei, la cui disciplina fino ad oggi era stata un po’ fumosa. I punti chiave sono il taglio delle indennità e dell’assegno di fine mandato, il rinnovato impegno a superare il privilegio dei vitalizi, sostituendolo con una pensione calcolata col metodo contributivo, la rinuncia a doppie indennità o rimborsi.

I conti sono presto fatti: i parlamentari erano convinti che, cessata la rendicontazione delle spese che tante polemiche aveva creato, avrebbero dovuto restituire una cifra forfettaria di circa duemila euro al mese. A questi bisogna aggiungere l’obolo mensile da 300 euro destinato all’Associazione Rousseau, che gestisce la piattaforma digitale i cui accessi sono in calo ma sulla quale Davide Casaleggio continua a puntare. Spunta poi un’altra voce di spesa: altri mille euro mensili destinati a «eventi ufficiali del M5S».

Tra i più critici sulle nuove norme ci sarebbero i parlamentari provenienti dalla società civile, personaggi che i vertici avevano candidato ai collegi uninominali e che in molti casi hanno rinunciato alla loro professione. Gli stessi che, su pressione degli esponenti storici e degli eletti alla seconda legislatura, sono stati esclusi da presidenze di commissione e sottosegretariati.

Intanto arriva a Roma Beppe Grillo. Il comico pare farsi gioco degli eletti, e usa il suo blog per proporre la selezione dei membri di una delle due camere tramite il sorteggio integrale, al fine di rendere «il nostro parlamento veramente rappresentativo della società: significherebbe la fine dei politici e della politica come l’abbiamo sempre pensata», scrive il fondatore del M5S. La sua uscita costringe il ministro ai Rapporti col parlamento e alla democrazia diretta Riccardo Fraccaro a precisare: si tratta della posizione di «un libero cittadino che non è nelle istituzioni».

Grillo però non recita la parte del cittadino qualunque, visto che non disdegna di incontrare i 5 Stelle ai vertici delle istituzioni. A cominciare da due inquieti, per diversi motivi. Vede Fico, che notoriamente non si trova in sintonia con le posizioni del governo gialloverde sui migranti, assieme la sindaca di Roma Virginia Raggi, in affanno per la questione dello stadio della Roma. Li abbraccia, si fa fotografare e posta l’immagine con il commento «I miei ragazzi!». Poi è il turno del ministro della giustizia Alfonso Bonafede. In serata, cena in albergo con Luigi Di Maio.