Finale show dei 5 Stelle a Montecitorio, con Di Battista espulso dall’aula e il gruppo che accelera le ferie lasciando, per protesta, l’emiciclo con un pomeriggio di anticipo. Il pretesto è l’inammissibilità degli emendamenti sui vitalizi al bilancio della camera, votato ieri come ultimo atto di Montecitorio prima della sospensione estiva. L’obiettivo quello di fare un po’ di facile propaganda anticasta sui vitalizi, sostanzialmente già aboliti da cinque anni, almeno per i parlamentari in carica. Il M5S ha provato, come inutilmente già al senato, a far rientrare dalla finestra la questione del taglio all’assegno percepito degli ex parlamentari e dai loro superstiti, ma la presidente Boldrini ha giudicato non ammissibili le proposte grilline.

Del resto sui vitalizi c’è in discussione la legge al senato – primo firmatario il renziano Richetti – o meglio dovrebbe esserci a settembre: anche nel Pd si fanno strada dubbi sulla costituzionalità di una norma che colpisce diritti acquisiti. A Di Battista però non è andato giù di essere interrotto da Boldrini – che ha troncato un «richiamo al regolamento» del deputato M5S sostenendo, appunto, che della materia se ne occuperà il senato – e si è fatto cacciare dall’aula. Lo spettacolo è andato avanti poco dopo, quando l’intero gruppo pentastellato ha lasciato i banchi nel momento in cui si è cominciato a votare il bilancio, senza i tagli proposti da M5S. Prevedibile l’epilogo online: il Pd a ironizzare sulle vacanze anticipate grilline e i 5 Stelle a replicare all’infinito l’attacco a Boldrini, rea (ancora) di «perdita di imparzialità».

Ma sempre ieri è tornato a far polemica anche il presidente dell’Inps Boeri, che già la scorsa settimana aveva esibito una lettera del suo istituto al ministero del lavoro per conoscere nel dettaglio i contributi pensionistici dei singoli parlamentari. La gestione dei quali è però sottratta all’Inps e mantenuta (anche dalla legge Richetti) nel raggio dell’autodichia del parlamento. Secondo Boeri «è un regalo all’antiparlamentarismo» e «una presa in giro degli italiani» il fatto che sul sito della camera sia pubblicato «il totale dei contributi versati, non è questa l’informazione necessaria». Secondo i questori di Montecitorio è invece «naturale» che l’informazione pubblica si riferisca «al complesso dei versamenti e non alle singole posizioni contributive», del resto avviene così per tutti «anche per l’Inps».