«Raccontare Porpora come persona e personaggio politico rilevante della comunità trans, cercando di non fare una spettacolarizzazione della sua figura, ma mostrarla per com’è». «Le battaglie fatte per i diritti Lgbtqi sono giuste ancora ora, è bene che ci sia lo stesso sprint, ma al tempo stesso ora devono passare attraverso un processo di normalizzazione per come vengono raccontate dalla comunità. Intendo normale a tal punto che l’essere trans non sia più una discriminante nella narrazione. La figura di Porpora è fondamentale e non interessante solo in quanto transessuale, ma per le lotte politiche che ha alle spalle».

È COSÌ che Roberto Cannavò, classe 1990, laureato al Dams di Bologna, regista di Porpora, spiega il suo approccio al racconto della storia e alla militanza di Porpora Marcasciano, sociologa, scrittrice, attivista e fondatrice del MIT, di recente eletta presidente della commissione parità e pari opportunità del comune di Bologna. «Nel film Porpora è al tempo stesso soggetto, narratrice, guida e testimone». È un viaggio intimo, personale e insieme politico, dimensioni imprescindibili e strettamente connesse nella sua vita e nel film. Un percorso che si snoda attraverso l’Italia, nelle città in cui Porpora ha vissuto e ha svolto la sua attività, fra Bologna, Roma e Napoli, fino a San Bartolomeo in Galdo, suo paese d’origine, dove si tocca una corda più privata e familiare. Il lavoro ripercorre le manifestazioni e le rivendicazioni degli anni ’70, i collettivi, l’impegno, nel continuo intrecciarsi di dimensione pubblica e privata, grazie anche al materiale video di repertorio girato da Porpora in quegli anni e alle le foto di Lina Pallotta. Nel montaggio di Massimiliano Bartolini si sovrappongono immagini attuali e di un tempo, i filmini di famiglia e la documentazione di tutte le fasi importanti attraversati dai movimenti e nella vita della protagonista. Un viaggio nel passato che prende avvio dallo spettacolo teatrale Il Sogno e l’Utopia, in cui Porpora ricorda il settembre 1973 «quando mi si spalancò davanti un mondo nuovo e da lì cominciò la mia presa di coscienza. Quando smisi di vergognarmi». Si susseguono le rivendicazioni di piazza, le piccole rivoluzioni fatte e quelle mancate, le immagini di un viaggio a New York nei primi anni ‘90, il periodo universitario, le occupazioni, l’uccisione di Lorusso nel ’77 e le sue ripercussioni politiche sul movimento, le retate, il carcere per non essere conforme e non corrispondere ai canoni socialmente accettati, la prostituzione vissuta come una conquista in quanto spazio in cui poter essere e definirsi trans. E ancora la nascita del Mit, il movimento identità transessuale, e delle associazioni che accolgono e accompagnano le persone nel transito.

LO SCHERNO e lo stigma vissuto sulla pelle da adolescente nel suo paese compensato presto grazie alla fortuna della vivacità culturale e politica degli anni ‘70 e l’incontro con persone che hanno aperto a visioni di altri mondi possibili, trasformando la difficoltà di vivere quella diversità in un vanto. Insieme a tutto l’impegno e le lotte tanta autoironia, provocazione e quella favolosità che caratterizza Porpora, un modo di essere, pensare e vivere che ha un significato politico nel suo porsi in modo libero e libertario. Come afferma nel documentario «il personale è politico contro il sistema vetero patriarcale e le sue regole, nel non essere conforme». Questo lavoro permette «la conoscenza della storia trans, delle battaglie che la comunità ha combattuto per affermare il proprio diritto a esistere, contro ogni marginalizzazione» dice Cannavò.

«PORPORA» è stato presentato in anteprima assoluta a Bologna all’undicesima edizione di Divergenti, festival internazionale di cinema trans ideato dal Mit, e poi all’Angelo Mai di Roma lo scorso fine settimana. Per la prima volta una selezione di titoli del festival entrerà nelle carceri italiane che hanno strutture dedicate alle persone trans, si inizierà a Reggio Emilia nelle prossime settimane. Porpora, prodotto da Marilisa Murgia e Vittorio Martone che ne è anche autore insieme a Christian Poli, avrà una distribuzione indipendente che lo porterà nelle principali città italiane oltre alla partecipazione in altri festival Lgbtqi.