Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato a France Inter di «voler allentare le tensioni con l’Algeria», assicurando di «avere il massimo rispetto per il popolo algerino». Il suo augurio, ha ribadito, è «che ci sia pacificazione, perché è meglio parlarsi e andare avanti. Ci sono indubbiamente disaccordi. La vita è parlare di disaccordi e anche condividerli (…). Penso solo che abbiamo troppi nostri compatrioti la cui storia è intrecciata con l’Algeria per far finta che non sia successo nulla».

GIÀ A GENNAIO c’erano state le prime reazioni dopo la presentazione del rapporto sulla Guerra d’Algeria dello storico francese Benjamin Stora. Avrebbe dovuto «consolidare i legami», mentre ha contribuito all’aumento delle tensioni. Algeri lo ha subito etichettato come «non oggettivo», criticando il mancato «riconoscimento ufficiale da parte della Francia dei crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati durante i 130 anni dell’occupazione dell’Algeria».

Da un lato Macron ha intrapreso sforzi per riconoscere le responsabilità della Francia durante e dopo la guerra d’Algeria, dall’altra ha recentemente dichiarato – durante un ricevimento in memoria degli “Harkis”, i lealisti algerini inquadrati nell’esercito francese – che «l’Algeria è guidata da un sistema politico-militare che ha riscritto totalmente la storia, con una visione distorta degli eventi», mettendo in dubbio «l’esistenza di una nazione algerina prima della colonizzazione francese».

Parole che hanno fatto reagire il primo ministro algerino, Aïmene Ben Abderrahmane: «È inaccettabile, l’Algeria è un popolo, una nazione in piedi, che si è affermata nella storia e nella sua lotta per l’indipendenza dal potere coloniale francese». Da parte sua, l’Organizzazione nazionale dei Moudjahidins (Onm), veterani della guerra d’indipendenza, ha chiesto «una revisione delle relazioni algerino-francesi», considerandola «una priorità e una responsabilità nazionale».

IL CRESCENTE MALCONTENTO della società civile ha spinto questo lunedì il governo di Algeri a richiamare il suo ambasciatore a Parigi «per consultazioni» e a imporre «il divieto agli aerei militari francesi di sorvolare il territorio algerino». Un clima di tensione che si era già innescato quando lo scorso 26 settembre il governo francese ha annunciato la sua decisione di ridurre il numero di visti concessi ai cittadini di Algeria, Marocco e Tunisia.

«Oggi i rapporti sono molto danneggiati. Abbiamo già vissuto situazioni simili – ha detto all’Afp Kader Abderrahim, docente a Sciences-Po a Parigi e autore del libro Geopolitica dell’Algeria – nella tormentata storia dei due paesi, che non riescono a dialogare con calma (…). Legati da storia, geografia e immigrazione, i due paesi hanno bisogno di riconciliare i propri ricordi. Ciò presuppone che la Francia riconosca la propria responsabilità per le tragedie del passato e richiede che la terribile guerra che ha legittimamente permesso all’Algeria di ottenere l’indipendenza cessi di essere manipolata, sessant’anni dopo, per legittimare un regime politico».