Ci fu un tempo in cui lo sguardo di Luigi Ghirri si posò sui giardini d’Europa. Lo fece rilevando le intime connessioni fra natura e cultura e mescolando da alchimista accorto il verde a perdifiato con le interferenze cromatiche di oggetti dimenticati o immaginati della «civiltà». Mise Un piede nell’Eden, come recita il titolo del tris di mostre promosse da Comune che – in contemporanea con l’apertura di Fotografia Europea 2023 a Reggio Emilia – invitano a una pausa, oltre le «identità inquiete» che si aggirano nelle sedi del festival.
Al Palazzo dei Musei, infatti, intorno a quell’Eden proclamato e mai esistito in terra, vengono calamitate tre esposizioni, nate dal desiderio di valorizzare l’archivio del fotografo (Eredi Luigi Ghirri) e quello della Fondazione Leonardi.

Particolare Luigi Ghirri
da L’architettura degli alberi

IN UN FLUIDO ALTERNARSI di paesaggi e frammenti addomesticati di un mondo vegetale a misura umana, la trasformazione del rapporto primario con il selvatico segna l’approccio di Ghirri, spingendo la sua ricerca ai confini di ciò che sparisce o permane nella forma rassicurante di parco (c’è anche la serie Colazione sull’erba). Una seconda sezione dell’indagine è invece dedicata al riallestimento, con 81 fotografie, di una celebre mostra che vide Ghirri al timone curatoriale, perno di connessione fra diverse visioni: Giardini d’Europa, collettiva cui diede vita insieme a Giulio Bizzarri nel 1988, presentava gli «studi» di tredici artisti e fotografi internazionali – da Jodice a Fontcuberta fino a Richon e Barbieri. L’incontro sentimentale è ciò che scaturisce dal registrare sia la progettazione che modella l’anti-città sia le sue «devianze» – le linee verdi sfuggenti ai calcoli razionali che delimitano i confini degli spazi preposti – in un continuo interrogarsi delle comunità che quei luoghi vivono, pur nei loro perimetri urbani.

Cesare Leonardi, 1970

INFINE, LA TERZA PARTE di questi incantesimi botanici riguarda un lavoro eccentrico: è quello portato avanti dalla coppia di architetti e designer Cesare Leonardi e Franca Stagi nel loro atelier di Modena. Un’archiviazione degli alberi, che qui vediamo disegnati, fotografati (circa quattromila le diapositive in archivio) classificati secondo le norme dell’illustrazione scientifica. Alla base del progetto titanico, c’era l’idea che solo una dettagliata conoscenza delle caratteristiche di questi maestosi co-protagonisti dell’abitare potesse permettere una qualsiasi forma di architettura. Da quella ricognizione – che s’inoltrò in vari territori italiani, comprendendo anche le ville storiche – nacque un libro prezioso. La mostra ne rivela il processo, in un prismatico avvicendarsi di tecniche che finiscono per comporre un atlante boschivo da sfogliare. Sarebbe molto piaciuto a Lazzaro Spallanzani, la cui collezione ottocentesca di animali e piante fonda il museo naturale sottostante, che è necessario attraversare per raggiungere l’«Eden».