In una notturna piazza di Bologna i riders aspettano al freddo la prossima chiamata, durante una delle tante attese che non saranno retribuite. Sono le immagini iniziali del documentario Le Consegne Etiche di Margherita Caprilli e Flavia Tommasini, che racconta l’omonimo progetto nato a Bologna per consolidare il circuito per un’economia di qualità che non dimentica l’ultimo anello della filiera: quello della consegna a domicilio.

Le autrici dell’opera, nata da una sinergia tra Fondazione per l’Innovazione Urbana, Dynamo Velostazione e Idee in movimento e realizzata con il supporto del Comune di Bologna e Almavicoo, hanno seguito il processo che ha portato alla creazione della prima piattaforma cooperativa per il delivery che rispetta i diritti di fattorini, commercianti e ambiente. “Sia io che Margherita avevamo partecipato a tutto il processo che ha portato a questa sperimentazione e ci sembrava molto importante per le numerose sfumature che affioravano” spiega Flavia Tommasini, sceneggiatrice del film. “Così abbiamo iniziato a raccogliere le testimonianze dei protagonisti attraverso una serie di interviste, interrogandoci su cosa poteva significare il passaggio a un modello di consegne etiche anche rispetto alla fruizione della città. Da una parte c’era la voce dei riders, le cui manifestazioni a Bologna sono state tra le prime in Italia e hanno portato a importanti conquiste sul lavoro digitale e dall’altra quella di piccoli commercianti, soprattutto di mercati contadini o di quartiere, che chiedevano una modalità di consegna nel rispetto dei diritti”.
Il racconto segue il dipanarsi del progetto, nato in seno dell’Osservatorio R-innovare la città a cura della Fondazione per l’Innovazione Urbana, inizialmente con le prime riunioni online durante il lockdown, quando i fattorini che trasportavano beni nelle case altrimenti irraggiungibili, unici attraversatori di città deserte, sono divenuti lavoratori essenziali, ma privi di qualsiasi tutela.

Quel periodo ha contribuito a portare visibilità a un comparto come quello del delivery che, pur rappresentando una nuova modalità lavorativa, ha resuscitato vecchie forme di sfruttamento, come i salari inadeguati e il lavoro a cottimo e nel cono d’ombra delle strade che si svuotavano è affiorato un mondo in cui sembrano convergere tutte le contraddizioni del modello produttivo e distributivo in cui siamo immersi.
Proprio durante il lockdown infatti l’aumentare delle consegne non è andata di pari passo con un miglioramento delle condizioni di lavoro, e i riders hanno dato vita alle prime forme di protesta e rivendicazione, dimostrando, proprio perché al centro di una fitta rete di relazioni tra ristoratori, singoli utenti, grandi e piccole catene di distribuzione, la capacità di essere perno di nuove formule di scambio.

Nel documentario Tommaso Falchi, della piattaforma sindacale Riders Union Bologna, racconta scioperi e assemblee che hanno portato all’importante riconoscimento della Carta dei diritti dei lavoratori digitali, il primo accordo metropolitano in Europa sulla Gig economy che stabilisce standard minimi di tutela per i lavoratori, come l’obbligo di assicurazione, un compenso adeguato, indennità aggiuntive per il lavoro notturno o per le condizioni meteorologiche sfavorevoli e il diritto alla riunione sindacale retribuita. “Già durante il lockdown avevo iniziato a seguire i riders nelle giornate di lavoro ed e’ stata un’esperienza sul campo essenziale che mi ha permesso di entrare a fondo nella loro situazione” racconta Margherita Caprilli, regista del documentario e fotografa, che dei riders ha documentato anche le manifestazioni di protesta e la prima assemblea pubblica di quasi un anno fa nella centrale Piazza del Nettuno di Bologna “Personalmente ho cercato di adattare al documentario l’osservazione partecipante che uso nei reportage fotografici ed è da questa piazza simbolica, in cui i fattorini si riuniscono in attesa delle consegne, che abbiamo scelto di iniziare il racconto” spiega ancora Caprilli di questo lavoro, che è anche una mostra fotografica e da cui emerge come sia a partire dall’esperienza dei riders che si è in seguito sviluppata Consegne Etiche. Basata sulla ricostruzione dei legami di prossimità per superare i momenti di crisi come l’emergenza da Covid-19, in cui i piccoli commercianti si sono trovati a dover attivare servizi di consegna in un panorama costoso e carente di diritti come quello offerto dalle grandi piattaforme, dalla sua attivazione, a settembre 2020, Consegne Etiche ha realizzato quasi 2000 consegne di libri, in collaborazione con Istituzione Biblioteche di Bologna, prodotti di supermercati e mercati contadini e food delivery. Le due cooperative sociali che ne fanno parte, Dynamo velostazione e Idee in movimento, hanno assunto con contratti regolari i fattorini, utilizzando solo mezzi a pedali o elettrici come bici e cargo bike e dimostrando, fa notare Tommasini, come “nella necessità di ripensare le filiere produttive il tema della sostenibilità ambientale sia quello che tiene inseme il filo dell’alternativa”.