Organizzata da Giuliana Aliberti, ideatrice e direttrice del gruppo Visionarie, si è conclusa il 5 maggio scorso, con più di mille presenze, una tre giorni molto intensa di relazioni, dibattiti e proiezioni, che ha voluto fare il punto oggi in Italia sulla “narrazione femminile” all’incrocio tra racconto letterario e racconto audiovisivo. Sebbene infatti la produzione cinematografica e televisiva sia prevalentemente in mano maschile, molte sono le donne che lavorano nel cinema e in TV in ambiti magari più defilati, come la sceneggiatura, il casting o il montaggio, dando ai film e alle serie TV un imprinting che non è specificatamente maschile e che a volte determina grandi successi, come è accaduto alla serie L’amica geniale, tratta dal noto romanzo della misteriosa scrittrice napoletana Elena Ferrante. A Palazzo Merulana sono confluite un po’ tutte le forze femminili oggi attive nel cinema e nella televisione (cito disordinatamente: Laura Luchetti, Anna Negri, Costanza Quatriglio, regista e direttrice del Centro Sperimentale di Palermo, Jaja Forte ed Eleonora Danco, attrici; Monica Rametta, Doriana Leondeff ed Elena Bucaccio, sceneggiatrici; Eleonora Andreatta, direttrice di RAI Fiction, Giovanna Barni per la Coop Culture, Ilaria Fraioli, montatrice, Laura Muccino, casting director, Adele Tulli, regista di Normal, un film che indaga sugli stereotipi di genere), nomi certamente non molto noti al pubblico, ma importanti e decisivi per chi lavora in quest’ambito. E, soprattutto, persone che lavorano in posti chiave fermamente convinte dell’importanza di promuovere il lavoro e il racconto femminile nei mass-media. Accanto a loro, sono state invitate a parlare scrittrici e cineaste del primo femminismo, come Dacia Maraini, che ha raccontato la sua esperienza con Marco Ferreri e Piera Degli Esposti nella realizzazione del film Storia di Piera, Bianca Maria Frabotta, che ha parlato della forma femminile dell’amicizia tra donne, quella “sorellanza”, le cui radici risalgono addirittura a Piccole donne di Louise May Alcott, mentre Luciana Castellina ha posto l’accento sull’influenza di una visione femminile in politica e Lidia Ravera, autrice dell’indimenticabile Porci con le ali, un libro tradotto anche in film che fece epoca, ha affermato con forza quanto l’ironia per una donna possa essere un crimine imperdonabile.

Eleonora Andreatta, direttrice di RAI Fiction, ha indicato nei prossimi programmi (il proseguimento de L’amica geniale con “la storia del nuovo cognome”, oltre ad Imma, tratto dai romanzi di Mariolina Venezia e Vivi e lascia vivere, con elena Sofia Ricci diretta da Pappi Corsicato) l’importanza del racconto femminile che è stato e resta una delle linee fondamentali dell’offerta RAI, un lavoro di rinnovamento e inclusione che si arricchirà nei prossimi mesi. “Dal libro alla serie – ha detto Andreatta – la catena è oggi d’autrice, con alcune delle più interessanti e versatili sceneggiature della serialità televisiva italiana, che si sono confrontate sul “potere” dello sguardo al femminile. L’attenzione che abbiamo posto nel dare voce e volto al racconto del femminile non riguarda solo le storie ma anche la creatività delle autrici e delle registe. Nella tessitura del grande racconto sul femminile ci servono le migliori energie, quelle con le quali lavoriamo da tempo, i giovani talenti ancora da sperimentare, ma anche quelli che provengono da mondi contigui come il cinema.”

Paula Alvarez Vaccaro della Pinball London Production, che insegna alla londinese Kingston University, produttrice della serie in lavorazione sulla fotografa triestina Tina Modotti con Monica Bellucci, ha tenuto nella mattinata di sabato un seminario sui pregiudizi inconsapevoli che si sviluppano in giovane età in merito ai generi e ai loro fraintendimenti. Mentre un gruppo di associazioni (APA, WIFT, Women in film, Television and Media, Dissenso Comune, Società delle Letterate) presieduto da Chiara Sbarigia, ha assegnato un insolito premio alla regista Adele Tulli per il film Normal, in questi giorni nelle sale: un soggiorno di un mese nella villa dello scrittore Axel Munthe ad Anacapri per lavorare in compagnia di un’importante “icona del cinema italiano” di cui non viene rivelato il nome. Per il momento, abbiamo una dichiarazione della regista: “Vorrei provare a far capire quanta influenza hanno le norme di genere sui nostri corpi, in una scala di grazia e violenza in continuo cortocircuito, che ci accompagna fino all’età adulta.”

Indubbiamente il movimento “Me too” ha giocato il suo ruolo in questo risveglio mediatico del femminile. Resta da capire la particolare alleanza tra la narrazione di massa televisiva e i film presentati invece in questo conteso, di carattere direi decisamente sperimentale, come Linfa di Carlotta Cerquetti, uno spaccato colorato e “visionario” del quartiere romano del Pigneto e dei suoi personaggi e N-capace di Eleonora Danco, attrice e performer che alterna le sue apparizioni, sdraiata su un materasso in luoghi improbabili, con piccole interviste a suo padre, a sua nonna, in cui risaltano fortemente il gap generazionale e la trasformazione della vita nell’arco di due sole generazioni.