Crisi nelle relazioni fra Israele e Polonia: cancellato il vertice in Israele dei paesi appartenenti al gruppo di Visegrad. L’antisemitismo si manifesta con forza in Europa e tanto gli israeliani quanto non pochi ebrei nel mondo si chiedono se l’appoggio alla politica dell’estrema destra israeliana giustifichi tutto.

Perché era importante il vertice di Visegrad a Gerusalemme poco prima delle elezioni di aprile? Per le stesse ragioni per le quali Netanyahu arrivò a Budapest nel luglio 2017: polacchi, ungheresi, cechi e slovacchi sono un asse contro alcuni elementi dominanti della politica europea. Il moderato appoggio a una possibile pace israelo-palestinese è un’alternativa che il governo israeliano non vuole, preferendo invece perpetuare l’occupazione brutale ai danni di oltre quattro milioni di palestinesi privati dei più elementari diritti umani e politici.

È STATO DURO a Budapest, l’attacco del premier israeliano Netanyahu ai paesi europei i quali «mettono a repentaglio la sicurezza di Israele che tanto contribuisce alla tecnologia e alla sicurezza dell’Europa… danneggiando la sicurezza di Israele, danneggiano anche quella dell’Europa».

PRIMA DELLE ELEZIONI in Ungheria, Netanyahu aveva raccomandato a Viktor Orbán due validi consiglieri israeliani, i quali in effetti avevano imbastito una brillante campagna elettorale, basata sull’attacco a George Soros e con chiari risvolti antisemiti. Come si giustifica questa apparente contraddizione? Facile: gli antisemiti di oggi sono pro-israeliani. Se il dilemma è fra essere antisemiti o anti-israeliani, meglio che appoggino la politica ufficiale di Israele e aderiscano alle correnti di odio razziale anti-islamico, anti-immigrati. Da Salvini in Italia a Strache in Austria, l’estrema destra europea è «pro-israeliana» (nei termini dell’estrema destra di Israele), anti-islamica, razzista, favorevole all’espulsione degli «illegali».

Tutti gli antisemiti sono buoni? Come ha detto Donald Trump in occasione degli incidenti di Chalottesville, fra di loro ci sono persone ottime. Gli inaccettabili sono gli antisemiti di sinistra. Quelli sì, sono da condannare… perché criticano la politica israeliana.

Il vicepresidente Michael Pence è un eccellente amico di Israele. Certo, meglio non entrare in discussioni sul suo credo evangelico. Come i suoi correligionari, crede che gli ebrei debbano bruciare all’inferno per sempre. Pence è un evangelico appassionato e la Bibbia è la parola di Dio. Gli ebrei liquidati nel corso dell’olocausto passarono dalle camere a gas al fuoco dell’inferno. La redenzione – anche in Israele – sarà legata alla sorte obbligata degli ebrei che non rinunciano all’ebraismo. La fine di Israele sarà l’inizio della redenzione. Niente a che vedere, evidentemente, con l’antisemitismo dei nazisti… Pence e gli evangelici dicono di amare gli ebrei, ai quali affidano un ruolo importante sulla via della redenzione. È ugualmente importante, poi, perseguitare i musulmani.

NEGLI STATI UNITI, le critiche alle dichiarazioni della neodeputata Ilhan Omar che ha denunciato la forza della lobby pro-israeliana a Washington, sono state virulente. Trump, Pence e i difensori della supremazia bianco-cristiana sono andati su tutte le furie e così gli estremisti ebrei e israeliani. Ma non è forse vero che la politica statunitense è dettata da lobby importanti e che l’Aipac (American Israel Public Affairs Committee) fa parte del gioco dollari-influenza?

IN EUROPA, le forze ultra-nazionaliste minacciano di liquidare le istituzioni democratiche, incitano all’odio razziale, non importa se verso gli ebrei, i musulmani o semplicemente i rifugiati per guerra o per fame. Salvini cita Mussolini ma è più importante il fatto che appoggi la politica di Israele…

Orbán fomenta focolai antisemiti ma è amico di Netanyahu. Quanto ai polacchi, sono imbarcati in una campagna semifascista che cerca di cancellare tutte le tacce del passato. Molti polacchi, pur vittime dell’invasione tedesca, parteciparono al massacro dell’olocausto, si impadronirono dei beni degli ebrei perseguitati, li denunciarono, si macchiarono di diversi atti criminali. Ma per «pulire» il passato approvano leggi contro la memoria, e una dichiarazione problematica del governo israeliano ha provocato l’ultima crisi, con l’annullamento di Visegrad a Gerusalemme.

Ora il premier israeliano è molto occupato. Nelle prossime settimane si conclude l’inchiesta che lo vede coinvolto in fatti di corruzione e che potrebbe portarlo in carcere. Poi deve gestire la campagna elettorale. Deve fare funzioni di premier e di ministro della difesa e solo tre giorni fa ha trasferito quelle di ministro degli esteri. Per mero calcolo elettorale ha preferito nominare il problematico ministro dei trasporti e delle questioni strategiche, Israel Katz. Quest’ultimo ha inaugurato il tanto atteso treno fra Gerusalemme e Tel Aviv, che non arriva a Tel Aviv e quotidianamente interrompe le corse. Katz si arrende alla pressione dei suoi alleati di patito e apre altre linee ferroviarie, il che provocherà ulteriori problemi a quella per Gerusalemme, già oggi oggetto di satira e battute.

KATZ HA INAUGURATO le proprie funzioni al ministero degli esteri con una dichiarazione forte, pensata per essere di aiuto al proprio incarico e forse a una candidatura a premier alle prossime elezioni. Niente di meglio che una robusta dichiarazione antipolacca, con riferimenti pro-ebraici e all’olocausto. Si è scatenato l’inferno. Netanyahu non lo ha criticato, malgrado la crisi fra Polonia e Israele e il conseguente annullamento del summit dei paesi del gruppo di Visegrad a Gerusalemme. Per i calcoli elettorali del premier, meglio il successo di un incontro Visegrad a Gerusalemme o un orgoglioso no ai polacchi? Netanyahu e Katz possono adesso proporsi come coraggiosi difensori dell’onore del paese. Elezioni in Israele, elezioni in Polonia: molto difficile arrivare a un accordo nell’epoca dell’ultra-nazionalismo populista…

Intanto il ministro degli esteri dell’Oman ha spiegato che non ci sarà normalizzazione senza un accordo con i palestinesi, ma nessuno dice che a Varsavia la discussione non ha riguardato solo il pericolo dell’Iran.

L’antisemitismo è un problema serio, ma la sua manipolazione è uno strumento pericoloso nelle mani della politica israeliana e dei partiti antisemiti ultranazionalisti che in Europa si nascondono sotto il mantello della legittimazione della politica di Israele.

Oltre quattro milioni di palestinesi schiacciati dalla repressione non sembrano importanti.