Il professor Vincenzo Visco, già ministro dell’Economia dei governi Prodi e D’Alema, in questi giorni non ha rinnovato la tessera Pd. Oggi annuncia che seguirà Pier Luigi Bersani nei Democratici e progressisti. Perché, spiega, «l’evoluzione del Pd è del tutto diversa dall’ispirazione originaria e dai valori della sinistra. Ed io resto un uomo di sinistra, pur non essendo mai stato comunista. Provengo da una formazione azionista, nella geografia del vecchio Pci ero collocato decisamente a destra».

E non le ha dato fastidio ’Bandiera rossa’ cantata nei primi incontri della nuova forza?

Nella mia giovinezza Bandiera rossa era un simbolo di unità e di riscatto. Non ne farei un problema. Quando nel ’67 andai a studiare negli Usa, arrivato al campus sentii suonare Bandiera rossa. E non era un covo di comunisti.

Gentiloni cambierà la politica renziana? Ad esempio la proposta del ministro Poletti di limitare di molto l’uso dei voucher la convince?

L’uso improprio dei voucher va eliminato. Lo strumento ha una sua validità per i piccoli lavori. Per anni ci siamo chiesti perché in altri paesi gli studenti nelle vacanze potevano fare piccoli lavori in regola. C’è un errore nell’impostazione della norma. Il governo ne prende solo atto. La sinistra Pd lo chiedeva da tempo.

Questo disinnescherà il referendum?

Politicamente lo depotenzia. Ma se i voucher fossero riportati alla loro natura il problema non si porrebbe più.

È di questi giorni un ritorno di polemica sugli 80 euro.

Un pessimo modo di usare le risorse, orientato a fini elettorali. Fin dall’inizio fu sottolineato che bastava una piccola variazione di reddito perché si andasse sopra il limite e si avesse un prelievo del 90 per cento sulla parte a margine. E non solo si perdeva il beneficio ma si pagava un’aliquota altissima. Ma l’aspetto tecnico delle cose fatte bene è un optional per Renzi. Non è il primo.

Per il futuro Renzi propone il lavoro di cittadinanza.

È una mistificazione lessicale, come la proposta 5 stelle che non è un reddito di cittadinanza ma un reddito minimo condizionato all’accettazione del posto di lavoro. Le proposte di reddito minimo in giro per l’Europa sono così. Le contrapposizioni servono solo a confondere l’opinione pubblica.

Per i democratici e progressisti si porrà il tema delle alleanze. Alla fine si dovranno alleare con il Pd di Renzi?

Dipende dalla legge elettorale. In ogni caso si porrà un problema di governabilità, e lì si vedrà. Il paradosso della situazione italiana è che M5S non vuole fare alleanze con nessuno. Ma la nuova forza politica per sua natura non è protestaria: ha in sé presidenti di regione e un ex presidente del consiglio, e cioè gente che sa bene cos’è il governo.

Vuol dire che se Grillo fosse disponibile lei vedrebbe possibile un’alleanza con i 5 stelle?

M5S dovrebbe cambiare la sua politica. Ma è la loro natura: che non esistano più destra e sinistra è un’illusione. Anzi, è l’unica distinzione che resiste. Da un condominio a una bocciofila, la discussione si articolerà sempre su quel crinale: destra e sinistra.

Per D’Alema le primarie Pd sono come il festival di Sanremo.

È una battuta. Le primarie del Pd da tempo non garantiscono risultati attendibili. Basta vedere cosa succede con il tesseramento: che un partito si imbottisca di tesserati prima del congresso non è un buon indice. Ma tanto il risultato è scontato. Il Pd non è contendibile.

Mdp nasce da ex Pd e ex Si. Si divideranno da subito sul decreto Minniti sui migranti?

Il decreto è cambiato rispetto al suo annuncio. Altre modifiche potrebbero esserci. Ma una sinistra responsabile sa che il problema dell’immigrazione va gestito.

E sulla manovra che ci ha chiesto l’Europa si divideranno?

Noi di Nens (l’associazione fondata nel 2001 da Visco e Bersani, ndr) abbiamo fatto delle proposte. Renzi ha buttato soldi senza motivo. Usati diversamente avremmo avuto un tasso di crescita doppio. Ma è una questione di fondo del renzismo: Renzi ha fatto una politica tipica dell’economia dell’offerta, ridurre tasse e le spese. Era chiaro che non avrebbe creato sviluppo. E infatti non l’ha creato.

Oggi c’è ancora Padoan nel governo Gentiloni.

Vedremo in che misura vorranno esercitare il loro ruolo. Finora la politica economica era fatta a Palazzo Chigi.

Se nel Pd vincesse Orlando cambierebbe qualcosa?

Difficile che vinca. Lo stimo, ne sono amico. Ma è stato uno dei ministri più importanti del governo Renzi. Per prendere le distanze da lui dovrebbe prenderle da se stesso. Per ora vedo che attacca Emiliano. Criticabilissimo, ma non è il primo obiettivo.

Quell’Emiliano che per un soffio non è finito con voi.

Questo è un paese in cui le giravolte vengono dimenticate troppo rapidamente.