Vincenzo Visco, la «pace fiscale» fra Lega e M5s ha prodotto tre diversi provvedimenti con un’unica ratio: fino a 100 mila euro si condona tutto.

Vedremo la stesura finale del decreto ma è chiaro che ci sono una serie di condoni, almeno tre. Il primo è la rottamazione delle cartelle che prosegue sulla strada tracciata dai governi Renzi e Gentiloni con uno sconto ad evasori conclamati perché la cartella arriva dopo un accertamento conclusivo. Poi c’è la stralcio per le cartelle sotto i 1.000 euro – in gran parte multe – che ridurrà le entrate dei Comuni, che mi auguro protestino. La terza è la più grossa: un condono vero e proprio al 20 per cento fino a 100 mila euro con gli evasori che potranno integrare con una nuova dichiarazione fino al 30 per cento dell’anno precedente: è facile prevedere che tutti si collocheranno sotto questo limite.

Il messaggio che passa è deleterio: chi ha pagato ha buttato soldi. E sarà tentato a non farlo più.

È la logica dei condoni: fino al giorno prima chi ha pagato è fregato. Era tutto atteso, non mi meraviglia più di tanto. Avevano detto che avrebbero semplicemente aiutato coloro che non riuscivano a pagare e invece aiutano tutti, evasori in primis. Il governo è composto da due forze: una, la Lega, da sempre rappresenta le istanze delle micro-imprese in difficoltà col fisco; l’altra – il M5s – sulle tasse è sempre stata prudente, la battaglia di legalità l’ha fatta pressoché su tutto tranne l’evasione. Questa è una manovra tipica da destra italiana – a cui l’M5s si è legato – per cui lo Stato è il nemico e pagare le tasse è un optional.

Di Maio però dice: per la prima volta non ci sarà la voluntary disclosure, il condono dei capitali esteri che rientrano, fatta da anni dal Pd.

Di Maio deve stare zitto perché ha fatto molto di peggio: un condono alla Tremonti. Di certo l’indignazione del Pd è fuoriluogo: ha sempre avuto una linea esitante sulla lotta all’evasione garantendo ai ricconi di trasformare l’Italia in un paradiso fiscale.

Il gettito previsto dal governo dal condono è di 6,278 miliardi in 5 anni. Le sembra credibile?

Beh, quelli di Tremonti portavano un sacco di soldi. Anche perché l’anno successivo il condono veniva incentivato ancora di più. Secondo me è una previsione che sarà superata.

Sempre il M5s però sottolinea come sia previsto il carcere per gli evasori e come parta la fatturazione elettronica.

Sul carcere taccio per carità di patria. La fatturazione telematica la lanciai io 10 anni fa con il secondo governo Prodi, ma ancora Tremonti cancellò tutto e solo negli ultimi anni la si è ripescata a spizzichi e bocconi. Se ben fatta può produrre grandi risultati contro l’evasione. Il problema è che sono passati 10 anni e il ritardo rispetto agli altri paesi e alle tecnologie applicate al fisco è molto forte.

La Flat tax invece sarà limitata alle piccole imprese e allargata per le partite Iva.

L’effetto ci sarà comunque, specie sui lavoratori precari. Le imprese imporranno ai dipendenti in scadenza di passare a partita Iva e così pagarli meno.

Come sulle pensioni d’oro, la pace fiscale è un modo per trovare soldi, anche se i tagli di spesa dovrebbero essere di almeno 4 miliardi.

Già faccio fatica a capire come rispetteranno il 2,4% di deficit annunciato con tutte le spese previste, credo che i tagli saranno pesanti. Anche Cottarelli e Perotti spiegano che dalla spending review possono arrivare cifre risibili rispetto a queste, a meno che non si vada sul grosso e quindi sanità, assistenza, istruzione e servizi di base. Il provvedimento sulle pensioni d’oro in più mi pare a forte rischio di costituzionalità.

Lei è anche esperto di rapporti con l’Europa. Come finirà la trattativa con la commissione?

Credo male perché il governo non ha rispettato nessun patto, neanche quanto detto fino a settembre. Il problema è che l’Europa la puoi anche criticare ma non puoi comportarti come non esistesse, ci sono dei trattati. Una strada percorribile era di andare in deficit, sì, ma puntando tutto sugli investimenti ad alto moltiplicatore: una strategia condivisibile per la crescita. Ma non l’hanno fatto, puntando sul consenso interno che avranno accusando l’Ue di impedire la volontà popolare.

Il ministro Tria in questo quadro pare l’imitazione di Crozza che chiede l’arrivo della troika.

Non voglio esprimermi su un collega economista in difficoltà.