Mentre il governo attende una «ripresa incredibile» nel 2019 , il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco gli porge un ombrello perché la recessione tecnica porterà la pioggia su un «anno bellissimo». In un intervento al 25esimo Congresso di Assiom Forex, ieri Visco ha confermato le stime giudicate il 18 gennaio scorso «apocalittiche» dal vicepresidente del Consiglio Di Maio, lo stesso giorno in cui ha prospettato l’avvento di un «boom economico come quello degli anni Sessanta».

LA PROIEZIONE CENTRALE della crescita del Pil sarà pari allo 0,6% quest’anno, 0,4 punti in meno rispetto a quanto valutato poche settimane fa dal governo (1%). Le proiezioni nel 2020 e nel 2021 restano dello 0,9 e dell’1%, rispettivamente, anche se i rischi per la crescita sono al ribasso. Visco ha evidenziato che il ribasso può avvenire già a partire da quest’anno. In pratica, quello 0,6% stentato potrà essere anche molto più basso. Questo valzer di previsioni comporterà un impatto reale sulle previsione fatte dal governo sul deficit. Per il momento è fissato al 2,04% in rapporto al Pil con una crescita all’1%. Se sarà dimezzata, il deficit crescerà già da quest’anno.

Eventualità esclusa, per il momento, dal ministro dell’economia Tria secondo il quale la manovra contiene un simile scenario. Il governo ha previsto – perché costretto dalla Commissione Ue – una clausola di salvaguardia da 2 miliardi. Tanti saranno i tagli che l’esecutivo infliggerà alla «manovra espansiva» se alla verifica di giugno le previsioni volgeranno al brutto sgonfiando i superlativi del presidente del Consiglio Conte.

VISCO SI È SOFFERMATO sugli altri rischi contenuti nella legge di bilancio approvata quattro settimane fa alla cieca dal parlamento. Sono i 53 miliardi di euro in un biennio, contenuti nelle clausole di salvaguardia per sterilizzare l’aumento dell’Iva. Il governo ha concentrato qui il deficit accumulato nel 2019 per finanziare quel sussidio in cambio di sgravi alle imprese chiamato impropriamente «reddito di cittadinanza» e le uscite con la pensione a «quota 100». Si tratta di un aumento rispetto ai gravosi importi attuali, pari all’1,2% del prodotto nel 2020 e all’1,5 nel 2021. «Se fossero disattivate senza prevedere misure complessive, il disavanzo si collocherebbe intorno al 3% del Pil in entrambi gli anni» ha detto Visco.

Sono in pochi a immaginare il modo in cui Lega e Cinque Stelle riusciranno a finanziare la «sterilizzazione» di queste clausole in uno scenario che non conterrà la crescita auspicata. Il rischio è quello di tagli alla spesa sociale, a cominciare dalla sanità che tuttavia sono stati smentiti. Quest’anno, ma l’anno prossimo? In mancanza di un ripresa «incredibile», alla lettera non credibile oggi, l’esito potrebbe essere l’aumento di un carico fiscale già proibitivo. Visco ha sostenuto che «l’incertezza sulla politica di bilancio non si è dissipata» e che a risentirne è stata anche «la domanda interna». Hanno pesato «i dubbi sulla posizione del paese riguardo alla partecipazione alla moneta unica e poi al difficile percorso che ha portato alla definizione della legge di bilancio». Per quanto riguarda le cause esterne, pesano la guerra commerciale Usa-Cina e la Brexit. Lo spread resta «circa il doppio rispetto ai valori medi dello scorso anno». È giunta anche l’invocazione degli investimenti pubblici e privati «per creare maggiori opportunità di lavoro». Del resto sono gli stessi invocati dal governo che li ha tagliati di 4,6 miliardi per rispettare le condizioni imposte da Bruxelles. L’auspicio è usare di più e meglio i fondi europei. Una vecchia storia.

«RELAZIONE PREOCCUPATA, manteniamo sangue freddo e nervi saldi» ha aggiunto Visco. Riguardo l’ipotesi di una eventuale manovra aggiuntiva, il governatore ha risposto: «No, non l’ho neanche nominata».