La sindaca di Roma Virginia Raggi torna a chiedere lo sgombero delle sedi di Casapound (Cpi). La prima cittadina ha scritto ieri al ministro dell’Economia e delle finanze Roberto Gualtieri e a quello della Difesa Lorenzo Guerini (entrambi del Partito Democratico). Con il primo ha sollevato la questione relativa alla storica sede dei «fascisti del terzo millennio», situata in via Napoleone III, nel quartiere romano dell’Esquilino. L’immobile è di proprietà del demanio ed è occupato dal 26 dicembre 2003. Allora nessun dirigente del ministero dell’Istruzione, università e ricerca, cui il palazzo era stato affidato, presentò la denuncia per chiedere lo sgombero.

GIÀ A INIZIO 2019 Raggi aveva scritto al ministero dell’Economia, che effettua attività di sorveglianza sull’agenzia del demanio, chiedendo di liberare il palazzo. Giovanni Tria, alla guida del dicastero durante il governo gialloverde, rispose: «No». Perché «lo stabile non era a rischio crollo». Cpi ha sempre dichiarato che all’interno vivono famiglie in emergenza abitativa, ma nel corso degli anni inchieste giornalistiche e indagini della magistratura hanno messo in dubbio questa tesi. A marzo 2018 Andrea Palladino e Andrea Tornago hanno scritto sul settimanale l’Espresso che l’immobile, oltre a essere la «sede amministrativa di cooperative e associazioni parte integrante del network creato dal movimento politico», risultava al tempo anche la residenza anagrafica di esponenti di primo piano del partito e relativi congiunti. Nel fascicolo aperto successivamente dalla procura regionale del Lazio della Corte dei Conti, e riportato in un altro articolo dell’Espresso, si legge che «le condizioni reddituali che caratterizzano gli occupanti abusivi dell’edificio di proprietà pubblica, lungi dal presentare le connotazioni tipiche dell’emarginazione economica o sociale, non consentono di annoverare gli occupanti tra le famiglie in stato di emergenza abitativa».

LA SECONDA LETTERA, invece, è stata indirizzata dalla sindaca al 123/A di via XX settembre, sede del ministero della Difesa. L’oggetto è l’area militare occupata poco più di un mese fa a Ostia: alcune unità abitative e un grande spazio all’aperto all’interno dell’ex Villaggio Azzurro. Anche in questo caso Cpi sostiene si tratti di una risposta ai problemi di accesso all’alloggio di alcune persone, sebbene nei comunicati parli alcune volte di 20 famiglie, altre di 10, altre ancora di tre o quattro individui. Mercoledì scorso l’Anpi e diverse realtà antifasciste hanno protestato in un presidio aperto dallo striscione: «Fuori i fascisti. Casa per tutti/e». Oltre allo sgombero, Raggi ha chiesto l’intervento dell’assistenza pubblica per sostenere le persone in difficoltà economica, dopo averne accertato l’eventuale stato di bisogno. Il 18 maggio scorso la sindaca era stata duramente contestata sul litorale romano da alcuni membri di Cpi che le avevano impedito di scendere dalla macchina. Esponenti 5S hanno parlato di minacce esplicite. Luca Marsella, consigliere di Cpi a Ostia, ha dichiarato di essere stato denunciato per quell’episodio.