È un «sì condizionato» quello del Politecnico di Torino, chiamato dalla sindaca Virginia Raggi ad esprimere un parere sul progetto targato 5 Stelle del nuovo Stadio della Roma a cubature «ridotte». Un mezzo «sì» – a patto che si potenzi la rete ferroviaria che congiunge la Capitale al Lido, che si realizzino «in tempi certi» le stazioni di Tor di Valle e Magliana, e soprattutto che si contenga la mobilità privata – che calato nella realtà romana e laziale è quasi un no, a meno di passare la patata bollente alla Regione Lazio.

Ma per l’esponente pentastellata non c’è alcun dubbio: «#lostadiosifa», è lo slogan già coniato da parecchio, in attesa solo di una giustificazione “tecnica”.

Che in un modo o nell’altro è arrivata: il Ponte di Traiano, depennato per ridurre le cubature? «Il nostro committente ci ha chiesto di analizzare il progetto. E il ponte non faceva parte del progetto. Andrebbe comunque ad impattare sul resto della rete viaria», è la risposta di Bruno Dalla Chiara, il direttore del Politecnico di Torino che ieri ha esposto il parere, nella sala della Protomoteca del Campidoglio in conferenza stampa insieme alla sindaca e al presidente di Roma Agenzia per la Mobilità, Stefano Brinchi. Via libera, dunque, di Raggi: «I promotori potranno aprire i cantieri anche entro l’anno, se vogliono».

Molti tirano un sospiro di sollievo, a cominciare dal numero due della Roma, Mauro Baldissoni, e dal presidente del Coni, Giovanni Malagò. Perché tanto, come riferisce la sindaca, sulla «ferrovia Roma-Lido stiamo lavorando con la Regione Lazio. Ci sono già 180 milioni della Regione, ai quali si aggiungono 40 di Roma Capitale. Sono già stati avviati i lavori per ammodernare questa struttura».

Una rassicurazione su cui contavano di certo anche i romani, visto che secondo l’ateneo torinese «lo scenario derivante dalle simulazioni in presenza di evento sportivo restituisce un quadro “catastrofico”, con punte di oltre 8.500 veicoli orari per singola direzione sul Gra, laddove già solamente 6.000 veicoli possono rappresentare in taluni casi un limite di saturazione».

Dunque, l’area di Tor di Valle scelta dalla società sportiva per realizzare il business park sarebbe adatta, secondo gli esperti, solo in subordine «al completamento di una serie di interventi: questi ultimi includono soprattutto l’ambito ferroviario (Roma-Lido, FL1), ma anche nel complesso un’offerta plurimodale (pedonale, con biciclette su percorsi sicuri, con TPL, ecc.), supportata da “Its” (Intelligent Transport Systems), anche in relazione alla gestione della sosta». Inoltre la connessione ferroviaria può essere in grado di assorbire parte del nuovo flusso da e verso lo stadio solo se si provvede ad un «miglioramento ed ammodernamento globale e radicale dell’intera connessione ferroviaria Roma-Lido», all’«espansione e miglioramento del parco rotabile» e se si ampliano le stazioni di Tor di Valle e Magliana. In poche parole, occorrono molti più stanziamenti di quelli prospettati dalla sindaca.

La relazione tecnica inoltre sottolinea che nel progetto presentato dalla società del costruttore Parnasi e dalla giunta a 5S «non viene presentata un’approfondita analisi delle origini/destinazioni dei flussi che attesti che la capacità di trasporto offerta soddisfi una domanda realmente presente». E che nel documento le previsioni prospettate sulla viabilità stradale sono «troppo ottimistiche».

«La montagna ha partorito il topolino – sintetizza il capogruppo del Pd capitolino Giulio Pelonzi – La relazione conferma la necessità delle opere pubbliche già indicate nel progetto Caudo, votato dall’Assemblea Capitolina nel 2014 e tagliate dall’amministrazione Raggi. Con una differenza sostanziale: che prima le avrebbe fatte il proponente, ed ora se le dovrà accollare il pubblico».