I fatti sanguinosi di Charlottesville cominciano a dare la misura concreta del degrado politico e civile dell’era Trump. Il violento assalto suprematista è il fotogramma horror di una presagio distopico ormai ineluttabilmente avverato.

204 giorni dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa bianca, tutte le nefaste implicazioni della retorica fondata su odio e divisone si sono infine tragicamente concretizzate. L’auto lanciata a tutta velocità sulla folla di Charlottesville che ha ucciso una donna di 32 anni e ferito 19 manifestanti antifascisti, è stata l’inevitabile mortifero prodotto dell’occhiolino trumpista strizzato sin dagli inizi ai settori più intolleranti della Alt right, alle frange suprematiste bianche al Ku Klux Klan, nazisti e nostalgici sudisti. Alle forze che hanno ormai dentro la Casa bianca rappresentanti come Steve Bannon, Stephen Miller e Sebastian Gorka.

L’attentato omicida è avvenuto durante una giornata di tensione e violenza che hanno sconvolto la cittadina universitaria della Virginia su cui sono calate diverse centinaia di estremisti di destra, inducendo il governatore a dichiarare lo stato d’assedio che non ha però impedito il primo esplicito atto terrorista di matrice trumpista.

[do action=”citazione”]Al raduno fascista di Charlottesville (intitolato «Unite the right») avevano aderito formazioni della alt right, il Ku Klux Klan, nazisti, destra teocon, neoconfederati e milizie del Nra.[/do]

Il pretesto era stata la protesta contro la rimozione di una statua di Robert E Lee, capo di stato maggiore dell’esercito sudista nella guerra di secessione.

I monumenti agli «eroi della confederazione» e le bandiere stellacrociate che tutt’ora sventolano in molte città del sud degli Stati uniti sono da tempo pomo della discordia e oggetto di proteste da parte soprattuto di ffroamericani che li considerano un affronto, in quanto anacronistica apologia di uno stato schiavista.

Le divisioni che risalgono alla guerra civile sono state acutamente attualizzate dall’avvento del trumpismo e dai suoi riflessi suprematisti. L’impennata di un nuovo separatismo bianco abilitato dalla retorica trumpista ha reso dolorosamente pertinente un analogia che sembrava anacronistica.

I suprematisti radunati a Charlottesville – non a caso – hanno iniziato con un corteo cha inneggiava ad una nuova guerra civile nel nome della rivalsa dei bianchi. Venerdì sera diverse centinaia di fascisti – il più grande raduno dai tempi degli scontri sui diritti civili – hanno impugnato torce e marciato in corteo sull’università.

Una fiaccolata a difesa della razza bianca corredata di saluti romani e slogan antisemiti. Molti hanno inneggiato a una «guerra di liberazione dei bianchi» e piccoli gruppi di contestatori antifascisti sono stati malmenati.

Dopo il corteo, ieri era previsto il comizio. I suprematisti radunatisi all’Emancipation Park, circa 500, stavolta sono stati confrontati da una folla ben più consistente (un numero circa doppio) composta da attivisti provenuti da tutta la regione ed oltre, esponenti di Black Lives Matter, anarchici, politici ed esponenti religiosi. Sui fascisti intanto, molti dei quali vistosamente armati di fucili, sventolavano svastiche, bandiere confederate e anche il vessillo degli identitari europei oltre a numerose scritte pro Trump.

Il cordone di polizia in assetto antisommossa non ha potuto tenere a lungo separati gli opposti schieramenti e sono cominciate una lunga serie di colluttazioni e lanci di oggetti fra militanti che hanno usato scudi, caschi e armi contundenti di vario genere.

Inizialmente la polizia si è stata a guardare, poi ha cercato di sedare la violenza con uso abbondante di lacrimogeni e spray urticanti. Le forze dell’ordine hanno infine dichiarato non autorizzati entrambi gli assembramenti e ordinato lo sgombero del parco.

La polizia poi ha cominciato a spintonare i suprematisti cercando di disperderli. Dopo aver opposto resistenza (il leader nazista Richard Spencer è stato arrestato) questi ultimi sono infine sembrati decidersi a sgomberare il campo fra i festeggiamenti degli antifascisti.

In realtà le folle sono semplicemente defluite in piccolo gruppi per le strade circostanti dove sono continuati i confronti, talvolta sotto forma di nuovi scontri.

Una diretta streaming ha mostrato un gruppetto di fascisti sorpreso dai contromanifestanti in un parcheggio accanto addirittura ad un commissariato. La vicinanza degli agenti non ha impedito che uno dei suprematisti venisse violentemente picchiato e finisse a terra riuscendo a dileguarsi solo dopo aver estratto una pistola puntandola ai suoi assalitori.

[do action=”citazione”]Molti dei fascisti a questo punto hanno raggiunto le proprie auto, preferendo apparentemente ritirarsi. Fra gli slogan che continuavano a venire scanditi contro di loro si è sentita nettamente una voce che avvertiva di fare attenzione «ora che hanno le macchine».[/do]

La preoccupazione si è rivelata tragicamente profetica pochi minuto dopo quando una vettura ha accelerato al massimo e puntato su un gruppo di manifestanti che stava allontanandosi per una strada laterale. Le immagini riprese a pochi metri da uno dei tanti video sono agghiaccianti. Un’auto grossa cilindrata sopraggiunge a tutta velocità puntando sul gruppo di pedoni. Falcia il gruppo nel mezzo e si schianta contro il baule di una altra auto ferma in mezzo alla strada. A questo punto inserisce la retromarcia e schizza all’indietro falciando altre persone che erano riuscite a schivare il primo impatto e vittime già a terra. Il selciato rimane coperto di feriti, schizzi di sangue sono visibili sulle lamiere contorte. Poco dopo il conducente – James Alex Fields, un ventenne militante di destra giunto dall’Ohio, viene arrestato e denunciato per omicidio.

Un’ora dopo circa Trump è emerso dalle ferie nel suo golf club in New Jersey per una conferenza stampa che – come ha tenuto a precisare – era stata precedentemente organizzata per annunciare un iniziativa a favore di reduci.

Sui fatti sanguinosi di Charlottesville in quel momento ancora in corso, ha speso poche parole di circostanza, riuscendo a peggiorare la situazione con una superficialità che ha saputo scontentare tutti. Senza nominare l’attentato o la matrice neofascista del raduno, il presidente che ama attaccare il «razzismo» di Black lives matter e il terrorismo islamico, si è limitato a condannare la violenza «di molte parti».

Una colpevole ignavia che è equivalsa a un endorsement per i suprematisti, suscitando biasimo quasi universale, compreso quello di ampi settori del partito repubblicano da Ted Cruz a John McCain e perfino l’ultra reazionario Orrin Hatch che hanno chiesto a gran voce una condanna esplicita del suprematismo razzista che Trump ha invece ha avallato e rigenerato come legittima voce politica.

Se ce ne fosse stato bisogno, la conferma a questo riguardo è stata contenuta nel commento di David Duke, leader antisemita filo-KuKLux Klan che del summit nazifascista ha detto: «Per noi rappresenta una svolta. Siamo decisi a riprenderci il nostro paese. Esaudiremo le promesse di Donald Trump. È quello in cui abbiamo sempre creduto, è ciò per cui abbiamo votato per lui. Perché Trump ha promesso che ci riprenderemo il nostro paese»