La affascinante storia di Violeta Parra, di cui il prossimo 4 ottobre ricorre il centenario della nascita, mantiene ancora una intatta capacità di ammaliare. Al punto tale che il disegnatore Alessio Spataro e la giornalista Virginia Tonfoni (collaboratrice di Alias), avvolti dalle melodie della cantautrice cilena, han deciso di congiungere le proprie energie per esprimerne in forma di fumetto la romanzesca vita.

Il libro che porta il titolo di Violeta Parra – Corazón Maldito, è in vendita per conto della Bao Publishing. E’ un viaggio intenso quello che i due autori hanno espresso in forma di parole e disegni, lungo un percorso universalmente noto quale è stata l’esistenza della poetessa. Raccontare la vita di un’artista di tale notorietà è tutt’altro che facile, men che mai rassicurante: la possibilità di incorrere in banalità se non addirittura in sofismi di cui se ne può far volentieri a meno, è alta. Tonfoni e Spataro si son destreggiati con accortezza e al contempo, buon gusto. Lungo le quasi centoquaranta pagine che compongono l’opera, hanno evitato accuratamente gli ostacoli e i rischi narrativi in agguato. Esito, nonché principale elemento di forza del tutto, è un costante equilibrio che da spazio in egual misura a razionalità ed emotività. Nulla accade a caso nel testo, circostanza che fa il paio con i motivi che ne hanno portato alla realizzazione: “Studio spagnolo dal liceo -esordisce la Tonfoni- conseguentemente accade quindi che ci si innamori dapprima di Machado, poi di Lorca, e poi del Sudamerica. Successivamente ho vissuto sette anni a Barcellona, fino a quando, tornando in Italia, lo scorso anno ho vinto il concorso a cattedra per l’insegnamento della lingua. Nel frattempo è arrivato l’incontro con Violeta: tempo fa, mi fu commissionata per lavoro la ricerca di una figura femminile importante nella storia del Novecento sudamericano. Lei, che fino a quel momento conoscevo solo superficialmente, è diventata il centro delle mie attenzioni: ho progressivamente compreso che c’era molto di più della Violeta ripresa dai figli dei fiori, molto altro sotto il generale messaggio di unione e solidarietà che emerge dalle sue canzoni più famose…Parlo di un senso di tristezza e al contempo di infinita gratitudine legato all’esistente. Mi sono incuriosita e piano piano ho scoperto un vero universo fatto di tessuti, di versi e di note, oltre che di tanto fegato…tanta umanità in una sola donna, in una donna sola..”.

Le fa eco Spataro: “E’ stata una proposta di Virginia: ha stimolato la mia curiosità per un personaggio che ho imparato ad approfondire e che mi ha sorpreso per il suo eclettismo. E alla Bao la nostra idea è stata accolta con entusiasmo, poiché conoscevano ed apprezzavano già la figura di Violeta”. Nella ridda di fonti rintracciabili in ogni dove, a far da spartiacque, è stato un testo ben preciso: “Dalla lettura iniziale di El libro mayor de Violeta Parra, curato dalla figlia Isabel non mi sono più fermata -prosegue la giornalista livornese- seguendo le tante voci raccolte e ispirandomi dalla biografia del libro stesso. Esiste una nutrita varietà di documenti: dal testo poetico di Violeta Autobiografia en Décimas, alle liriche delle canzoni, fino alla biografia scritta dal figlio Angel.

Il quale ha curato il documentario Violeta mas viva que nunca, girato pochi mesi che la madre morisse. Importante è anche il film del 2012 di Andres Wood Violeta went to heaven. Ancora oggi sto leggendo, visto la grande quantità di materiale che continua a uscire in questi giorni in occasione dell’imminente centenario, ulteriori approfondimenti sulla poesia e sulla musica da lei prodotta. Si aggiungono agli altri precedentemente studiati, che seppur non siano finiti direttamente nel libro, sono serviti a ricostruire il percorso e il pensiero. Tracciandone la traiettoria creativa, tanto legata a quella umana”. Un lavoro svolto di concerto, anche nella sottolineatura espressa da Spataro: “Con Virginia abbiamo condiviso e rielaborato la stesura del soggetto, partendo dalle sue conoscenze approfondite. Durante la lavorazione lei è stata sia il mio archivio vivente che uno stimolo in più nel trovare le soluzioni narrative più adatte. Le fonti da cui ho attinto, oltre quelle preziose e introvabili fornite da lei (spesso libri tradotti), per il visuale arrivano oltre che dalla rete (ambientazioni storiche, vestiti, ecc…), anche da testi storici relativi un periodo del Cile che conoscevo poco, quello precedente alla dittatura di Pinochet (il cui golpe del ’73 è successivo di ben 6 anni alla morte di Violeta)”.

Corazón Maldito è facilmente fruibile, scivola via senza intoppi e trasmette alla lettura una spiccata sensazione di leggerezza, nonostante i continui rovesci esistenziali dell’artista. Sostanza e forma della narrazione si concretizzano pagina dopo pagina in uno stimolante e curioso fluire di emozioni e aneddoti, muovendosi nella drammaturgia esistenziale della divina Parra. Grazie anche a una scelta di colore azzeccata e pertinente: “L’accoppiamento nero e arancione acceso è una bicromia che mi ha sempre incuriosito e affascinato, che ho particolarmente apprezzato nel fumetto di Roberto La Forgia Il Signore dei colori. Sia a me che a Virginia è sembrata subito la scelta più adatta per raccontarne la vita sempre accesa da passioni e rotture, di Violeta. Solo successivamente, giuro, abbiamo scoperto che quel particolare arancione, il Pantone Orange 021, è anche il colore preferito dell’editore Foschini”.

Il tratto morbido e rassicurante di Spataro sublima nel modo migliore in quelli che sono i picchi emotivi del testo, grazie ad una scelta ben precisa: “Ho scelto di usare illustrazioni a piena pagina prive di testo, proprio per sottolineare un particolare momento della narrazione, anche scegliendo attentamente le pagine pari e dispari. Si tratta appunto di momenti salienti del racconto: rotture, abbandoni, colpi di scena. O più semplicemente descrizioni complete e introduttive di ogni capitolo, anche solo rappresentative, come fossero delle piccole copertine interne”. Violeta e le sue canzoni si sciolgono tra arte e vicende familiari in modo armonico, grazie anche a piccoli ma importanti particolari, come le cornici usate all’inizio di ogni capitolo figlie delle “arpilleras”, gli arazzi che la Parra iniziò a creare nel 1960-61 e che vennero esposti al Louvre nel 1964.

A volte si avverte l’assenza di una scansione cronologica che potrebbe meglio condurre il lettore, ma questa mancanza sembra quasi essere in linea col carattere della protagonista, come evidenzia il fumettista: “La sua imprevedibilità mi ha colpito, sia nei momenti più folli e tristi, che nell’entusiasmo che caratterizzava tante sue scelte”. Di sicuro, oltre le traversie e gli abissi esistenziali che hanno innervato la “vida” così amata dalla Parra, al lettore arriva la connotazione caratteriale della musicista, forse più importante, ben sintetizzata dalle parole della Tonfoni: “Una tensione continua tra l’ironia e il senso del tragico, due poli opposti di una stesso approccio alla vita”.