«A livello mondiale, ogni anno un miliardo e duecento milioni di donne subiscono violenza e cinquantamila vengono uccise da componenti della propria famiglia», denuncia la «We World Onlus» presentando il dossier «Making the Connection» alla Camera dei deputati, in vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebrerà lunedì 25 novembre. Vuol dire che una donna su tre al mondo (3,6 miliardi è la popolazione femminile globale) subisce violenza da parte di un uomo.

Un dato che potrebbe sembrare poco credibile ma naturalmente bisogna tener conto della metodologia adottata nella ricerca, del tipo di campione scelto e, soprattutto, delle domande poste nel corso del rilevamento. Nel caso del dossier della “We World”, lo studio è il risultato di «una ricognizione di studi esistenti – spiega Greta Nicolini, portavoce della onlus -: i dati Istat del 2015 per l’Italia e per il resto del mondo i dati dell’Oms del 2013. Per “violenza” si intende dallo schiaffo allo stupro, qualsiasi atto che una donna subisce da un uomo nell’arco della propria vita». Anche da parte del proprio padre.

D’ALTRA PARTE, partendo dalla definizione data dall’Organizzazione mondiale della sanità, la violenza può essere «fisica, sessuale, psicologica, oppure può riguardare la privazione (es.: violenza economica) e l’incuria». In ogni caso, secondo la onlus, la violenza degli uomini sulle donne «è riconducibile sostanzialmente al modello patriarcale». Si legge ancora nel documento: «Spesso i maltrattamenti sulle donne si consumano davanti ai figli: si stima che a livello globale circa 3 bambini su 4 (pari a circa il 75%) siano stati vittime nell’anno precedente di almeno una forma di violenza». Inoltre, ogni 10 donne uccise, l’autore dell’omicidio è un familiare o un ex familiare per 8 casi, in Italia, e 6 nel mondo. Per fortuna però la situazione, precisa lo stesso studio di «We World», «è in lento miglioramento a qualsiasi livello, mondiale, europeo e nazionale».

Però le donne denunciano di più: secondo il Censis, nel 2018 in Italia sono stati denunciati alle forze dell’ordine 4.887 violenze sessuali, il 90% delle quali subite da una donna e in 397 casi a subire è stato un minore di 14 anni. Nella classifica del numero di querele e denunce presentate, il nord è in vantaggio: al primo posto c’è Milano con 481 denunce, seguita da Roma con 411 e Torino con 215. Nel rapporto presentato nell’ambito del progetto «Respect-Stop Violence Against Women», realizzato dal Censis con il contributo del dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del consiglio, si legge anche che la prima provincia per numero di violenze sessuali denunciate in rapporto alla popolazione residente è Trieste, seguita da Rimini e Bologna.

NELL’AMBITO ITALIANO, altri dati vengono invece dall’Osservatorio Indifesa – un progetto di Terre des Hommes e ScuolaZoo nato per sensibilizzare l’opinione pubblica, e soprattutto le ultime generazioni, sul tema – che ha intervistato «oltre 8 mila ragazzi e ragazze delle scuole secondarie in tutta Italia»: «Il 10% delle ragazze della “Generazione Z” – ha spiegato Paolo Ferrara di Terre des Hommes – cioè le nate tra la seconda metà degli anni ’90 e la fine degli anni 2000, dichiara di aver subito molestie sessuali e il 32% ha ricevuto commenti non graditi a sfondo sessuale online. Il 7% ha subìto rispettivamente stalking e ricatti o minacce relative alla circolazione di proprie foto o video a sfondo intimo, mentre l’8,4% ha ricevuto minacce di violenza».

ED È DI NUOVO «emergenza»: «Il Paese riconosce l’emergenza di un fenomeno a cui dobbiamo dare risposte – ha commentato la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti presentando la campagna #liberapuoi – I dati sulla violenza maschile sulle donne sono allarmanti perché ogni volta che c’è un +1, c’è una vita intera che si sta giocando. Di fronte a questo abisso la prima cosa è accendere una luce nel buio e dirci che siamo tutti parte di questo fenomeno, colpevoli se restiamo in silenzio e se non mettiamo in atto politiche efficaci». Per questo l’esponente del Pd ha annunciato: «Il dipartimento investirà un milione di euro per le vittime di violenza, per ricostruirsi una vita dopo essere usciti da percorsi di violenza, per dare fiducia e investire su di loro». Lo ha chiamato «microcredito di libertà».