Inasprimento delle pene, castrazione chimica, abbassamento dell’età in cui si è imputabili, sono le ricette delle destra per affrontare la violenza maschile sulle donne. Un mix con al centro la giustizia che mostra i muscoli ma a reato avvenuto. Il quarto elemento, rilanciato dal ministro dell’Istruzione Valditara, è il tour nelle scuole delle vittime. A riportare in primo piano il tema sono stati i casi di cronaca (l’Italia ha una media di 7 femminicidi al mese) e soprattutto lo stupro di Palermo, in sette contro una. «Porteremo avanti in Parlamento il disegno di legge della Lega sulla castrazione chimica, chiedendo di calendarizzarlo in Commissione per approvare al più presto una proposta di buonsenso. La condanna in carcere non basta»: lo ha scritto ieri sui social Salvini.
PER POI AGGIUNGERE: «Se in sette stuprano una ragazza, fatico a definirli esseri umani. Uno stupratore o un pedofilo può essere italiano, svizzero, ugandese, neozelandese o portoghese non mi interessa: la deve pagare fino in fondo». Il nome esatta del ddl è «Introduzione del trattamento farmacologico di blocco androgenico totale a carico dei condannati per delitti di violenza sessuale» ed è stato depositato solo il 2 agosto scorso, iter ancora da assegnare, prima firma Mara Bizzotto. C’è un’altra misura cara alla Lega, abbassare a 12 anni l’età per la punibilità. La proposta «anti baby gang» venne presentata a febbraio 2019, l’esame del testo mai avviato. Primo firmatario il leghista napoletano Gianluca Cantalamessa. Una proposta poi rilanciata l’anno scorso dopo il rave di giugno «L’Africa a Peschiera» finito con le molestie sui treni al ritorno.
LA PREMIER MELONI è in vacanza. A giugno, quando era ancora operativa, aveva commentato in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne: «Mi piacerebbe portare le vittime o i parenti delle vittime a raccontare la loro vicenda nelle scuole. Credo non ci sia nulla di più educativo. Un fenomeno che non si riesce a risolvere, nonostante i provvedimenti. Credo ci sia una questione culturale». Agosto 2022, nel pieno della campagna elettorale per le politiche, pubblicò sui social il video di uno stupro, riprendendolo dagli organi di informazione. La donna si riconobbe nelle immagini, la procura di Piacenza aprì un’indagine sulla diffusione del video. Inevitabile lo scontro politico a cui Meloni rispose: «Non è strano che io sia molto più discussa dello stupratore?».
A MARZO 2019, quando Palazzo Chigi era ancora lontano, si era fieramente schierata a favore della castrazione chimica: «Dicono che nel nostro ordinamento non si possa fare se il pedofilo o il violentare seriale non è d’accordo. Fissiamo a 40 anni senza sconti di pena la condanna base per la violenza seriale e la pedofilia e vediamo se accetta la castrazione chimica. Fratelli d’Italia prima di tutti ha insistito sulla castrazione chimica» puntando il dito contro la Lega che, al governo con i 5S, non aveva avuto la forza di approvarla. Ieri ha preferito il silenzio, causa ruolo istituzionale, mentre Salvini aumentava i watt della propaganda di destra.
QUELLO DELLA VIOLENZA sulle donne è un tema complicato per FdI. Il presidente del Senato La Russa due mesi fa propose una manifestazione per soli uomini in solidarietà alle donne. Subito dopo, però, il figlio venne accusato di stupro e, a indagine appena iniziata, il papà dichiarò alla stampa: «Di sicuro lascia molti interrogativi una denuncia presentata dopo 40 giorni. Lascia oggettivamente molti dubbi il racconto di una ragazza che, per sua stessa ammissione, aveva consumato cocaina». La più classica delle rivittimizzazioni.
L’IDEA DEI TOUR per le scuole piace anche a Valditara: «Come ministero stiamo pensando di organizzare delle iniziative nelle classi come accadrà nel campo della sicurezza stradale o del bullismo. Pensiamo a incontri rendendo protagonisti gli stessi studenti e con l’intervento di vittime di violenze». Se sia sostenibile per tutte le parti in causa per ora non è oggetto di confronto, di educazione sessuale neanche a parlarne. E Forza Italia? Nel programma elettorale del 2022 c’è uno stringato «tutele più efficaci per le donne vittime di violenza». In quello del centrodestra è uno dei punti nel capitolo «Sicurezza e contrasto all’immigrazione illegale».
IL PARLAMENTO UE lo scorso maggio ha approvato la cosiddetta Convenzione di Istanbul sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Fratelli d’Italia e Lega si sono astenuti con FdI a rivendicare: «Abbiamo voluto ribadire la nostra preoccupazione sulle tematiche legate al gender». Dichiarazioni fatte, in particolare, dal capo delegazione Carlo Fidanza e dall’eurodeputato Vincenzo Sofo: il primo molto vicino a Roberto Jonghi Lavarini, detto ‘il barone nero’; il secondo marito di Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen.