Crisi politica nella maggioranza francese, ormai divisa apertamente, con deputati sempre più in preda al dubbio sulla legge sulla sicurezza globale dopo l’ultimo gravissimo episodio di violenza della polizia: l’aggressione al produttore musicale Michel Zecler, unita a insulti razzisti, avvenuta sabato scorso e rivelata da un video giovedì. Un’altra scena barbara che si aggiunge alle immagini della repressione violenta dei migranti in place de la République lunedì.

Crisi nel governo, con alcuni ministri che prendono chiaramente le distanze dal responsabile degli Interni, come Elisabeth Moreno, ministra dell’eguaglianza, «scioccata come ministra, scandalizzata come donna». Crisi istituzionale, tra i presidenti di Assemblea (Richard Ferrand, Rem) e Senato (Gérard Larcher, Républicain) contro governo e primo ministro, costretto a precisare che la commissione, con l’incarico di trovare una via d’uscita sul controverso articolo 24 della legge sulla sicurezza globale – quello che proibisce di diffondere le immagini dei poliziotti – avrà solo compiti di «chiarimento» e non dovrà riscrivere il testo di legge, prerogativa esclusiva del Parlamento.

Crisi morale nella polizia, che appare in preda a derive violente, senza freni gerarchici, dove il voto di estrema destra è forte, mentre alcuni sindacati di poliziotti per la prima volta esprimono imbarazzo. E crisi sociale: oggi ci sono nuove manifestazioni contro le violenze della polizia, l’articolo 24 e tutta la legge della sicurezza globale.

L’Eliseo fa sapere che Emmanuel Macron è «più che scioccato» per la sequenza di atti violenti e ha chiesto al ministro degli Interni, Gérald Darmanin, di agire con «sanzioni chiare». Il presidente non è intervento direttamente finora sulla legge di sicurezza, per la separazione dei poteri, ma potrebbe esprimersi. Il direttore di gabinetto dell’Eliseo, Patrick Strzoda, giovedì ha ricevuto Claire Hédon, difensora dei diritti, che aveva espresso forte preoccupazione sulle ultime derive. Anche le star del calcio (Antoine Griezmann e Samuel Umtiti del Barcellona, Jules Koundé del Siviglia, Benjamin Mendy del Manchester city, Alexandre Lacazette dell’Arsenal e Kylian Mbappé del Psg, oltre all’ex difensore della nazionale Lilian Thuram) sono scese in campo per protestare. Il governo è debole, la polizia inebriata di potenza, dopo il ruolo di protezione del potere svolto ai tempi dei gilet gialli.

I quattro poliziotti coinvolti nel pestaggio e insulti razzisti contro Michel Zecler ieri sono stati posti in stato di fermo. Per Darmanin, se la colpa verrà confermata, dovranno essere espulsi dalla polizia. In pochi giorni, il ministro è stato costretto a fare dei passi indietro: dopo la repressione degli esiliati in place de la République ha coperto il prefetto Lallement, poi è stato convocato all’Eliseo.

Nel frattempo, sono stati visti migliaia di volte i video (di una camera di sorveglianza e di alcuni testimoni) sull’aggressione di sabato a Parigi contro Michel Zecler, con il volto insanguinato: trascinato dentro i locali della sua società, i Black Gold Corp Studios, picchiato con un centinaio di colpi, insultato con «sporco negro», un lacrimogeno fatto esplodere all’interno dello studio. Sembra che a far scattare la furia degli agenti sia stato il fatto che Michel Zecler non avesse messo la mascherina. I poliziotti hanno inventato una storia su una reazione violenta di Zecler, che non ha però retto alla prova delle immagini della video-camera, ma che è servita sabato a mettere il produttore musicale in stato di fermo. Ora i poliziotti sono incriminati per «violenze con arma», per «falso», per «razzismo».

La crisi è politica e istituzionale. La maggioranza è in rivolta contro il governo e Jean Castex, che ha tentato di aggirarla con la trovata della «commissione indipendente» sulla legge sulla sicurezza globale. Dopo la protesta scritta di Richard Ferrand (Rem) sull’aggiramento del Parlamento, il vice-presidente dell’Assemblée nationale, Hugues Rensen (Rem) si è rivolto a Castex e Darmanin: «A volte rinunciare è più saggio che ostinarsi». L’articolo 24 sembra sotterrato.

L’opposizione ha puntato soprattutto il dito contro l’Igpn, la «polizia della polizia», un’autorità amministrativa interna che giudica i reati dei poliziotti, ne chiede la sostituzione con un’istanza indipendente.