Sarà approvata oggi la nuova legge contro le violenze di genere, quella che il governo ha battezzato «codice rosso». Alla camera la maggioranza aveva annunciato già ieri il voto finale – il provvedimento passerà al senato – ma ha rallentato per dare spazio a qualche correzione dell’ultimo momento, con la riformulazione di alcuni emendamenti (in totale sono una novantina) dell’opposizione. In alcuni casi si tratta di proposte originarie della maggioranza, come ha fatto notare ieri in aula l’ex presidente della camera Laura Boldrini (Leu). Che ha raccontato di aver preso i suoi emendamenti direttamente dal testo della proposta di legge delle relatrice – Stefania Ascari (M5S) – poi messo da parte all’apparire del disegno di legge del governo. Emendamenti bocciati.

Il testo firmato a quattro mani dal ministro della giustizia Bonafede (M5S) e dalla ministra della pubblica amministrazione Bongiorno (Lega), avvocata che si muove come guardasigilli ombra, è per il governo un irrinunciabile strumento di propaganda. Dopo averlo blindato, l’esecutivo ci ha aggiunto all’ultimo momento dopo nuovi casi di cronaca un generico innalzamento delle pene. La norma cardine del «codice rosso» prevede che d’ora in poi i pubblici ministeri debbano sentire entro tre giorni le persone che denunciano una violenza in contesti familiari o nell’ambito di relazioni di convivenza. L’idea è quella di tutelare le donne esposte a possibili nuove violenze. Ma come hanno raccontato diverse magistrate audite in commissione, si tratta di una novità difficilmente applicabile visti i carichi di lavoro delle procure e visto che la legge è a costo zero. Senza nessuna aumento degli organici della magistratura. Inoltre secondo alcuni esperti auditi, il termine così ravvicinato potrebbe persino essere controproducente perché la vittima – nella quasi totalità dei casi una donna – potrebbe non essere pronta e compromettere così l’esito del procedimento.

Malgrado l’atteggiamento di chiusura del governo e della maggioranza, in commissione sono stati approvati diversi emendamenti presentati anche dalle opposizioni e ripresi anche dalla relatrice. Un aumento delle pene quando le violenze sono compiute da conviventi o su minori da parte dei genitori e tutori (Pd, Forza Italia e Leu), la previsione di un trattamento psicologico per i condannati per reati sessuali, ma ancora a costo zero (Leu), la trasmissione obbligatoria degli atti sui procedimenti per violenza al giudice civile nei casi di separazione (Pd) e il nuovo reato di deformazione dell’aspetto mediante lesioni permanenti al viso, con il voto favorevole di Leu ma non del Pd rappresentato in commissione da Lucia Annibali. La deputata che sei anni fa è stata vittima di un’aggressione al volto con l’acido ha spiegato che «sarebbe stato più opportuno intervenire sulla modifica delle circostanze aggravanti invece che introdurre un nuovo reato»