Si è conclusa venerdì santo, con l’invio di 88 lettere di licenziamento, la vertenza della Vinyls nello stabilimento petrolchimico che produceva Pvc a Porto Torres (Sassari), chiuso ormai da cinque anni. Una fine annunciata che aveva portato alla nascita di una protesta tenace da parte degli operai, naufraghi su quella dell’«Isola dei cassintegrati» per salvare una fabbrica, ma anche per garantire un futuro alla chimica in Italia. Era il reality – l’unico reale – della crisi italiana, che dal carcere abbandonato dell’Asinara, occupato dagli operai, ha avuto risonanza anche fuori dai confini nazionali, passando indenne per quattro governi e sei ministri dello Sviluppo Economico.

Il curatore fallimentare Mauro Pizzigati – come ha anticipato ieri il quotidiano «La Nuova Sardegna» – i giorni scorsi ha informato tecnici e operai che dal prossimo 7 luglio cesserà ogni rapporto di lavoro con la Vinyls, cessazione connessa «all’assenza di prospettive atte a ricollocare il personale oggi alle dipendenze della società fallita in altre realtà produttive, stante l’assoluta mancanza di manifestazioni di interesse da parte di terzi all’assorbimento del personale Vinyls Italia Spa».

Il fallimento ha coinvolto parzialmente anche lo stabilimento di Assemini (Cagliari) dove si produce il cloro e si «imbottigliava» il Vcm, e travolto gli impianti di Porto Marghera (Venezia). Anche nello stabilimento sulla Laguna operai e quadri dell’ex azienda chimica, che si trovano da mesi in cassa integrazione, stanno ricevendo in questi giorni le lettere della procedura di licenziamento collettivo. Le lettere spedite dal curatore fallimentare sarebbero al momento una quarantina, su un totale di 113 dipendenti.